di Antonio Cristiano

 

Succede ogni anno, e (quasi) tutti quelli che stanno leggendo queste righe lo sanno: succede che qualcuno, all’asta del fanta, compra un attaccante a uno. Solitamente è un giovane, di quelli visti con le under (lussuosi quelli della 21, da “intenditori” quelli della 20 e della 19); solitamente è un buco nell’acqua, un sesto che a gennaio viene puntualmente ceduto in prestito dalla squadra di Serie A a qualche piccolissima in B o il Lega Pro. E però chi lo ha perso passerà il resto dell’anno a dire “vabbè, per ora è andata così, poi vedrete, si farà, ne riparliamo fra due anni” – e lo dice sperando che tutti dimentichino quel fantacquisto maledetto il prima possibile. Eppure non va sempre così, perché qualche volta (e i fantallenatori più stagionati lo ricorderanno) la scommessa diventa colpaccio e fa incassare tanti bonus. E quelli che esercitavano la nobile fantaprofessione più di dieci anni fa ricordano la scommessa per antonomasia, quella che ogni anno, all’acquisto dell’attaccante a uno di cui sopra, fa ripetere: “Vedrete, sarà come Gilardino nel 2003”.

 

I più attenti lo avevano già visto l’anno precedente, come riserva di Adriano e Mutu; prima giocava nel Verona, il Parma lo prende in comproprietà e poi lo riscatta definitivamente, perché Prandelli lo ha visto e, soprattutto, ci ha visto qualcosa. Ci ha visto lungo. Mutu parte, va al Chelsea, e l’allenatore decide di cambiare modulo: non più due punte ma tre trequartisti e un solo attaccante. Giocano, a turno, Bresciano, Marchionni, Morfeo, Nakata ed Emanuele Filippini a sostegno dell’intoccabile Adriano. Gilardino è ancora una riserva e in nessuna lista di fantapapabili. Poi c’è la partita galeotta, un’Italia-Galles di under 21 giocata ad inizio settembre: finisce 8-1, Gila ne fa quattro: è fantamore. Si arriva a lui in lista, e in mezzo a Shevchenko, Totti, Vieri, Chevanton, Trezeguet e pure Roberto Baggio, spunta il suo nome: “uno!”. Come sesto.

 

Il campionato, dicevamo, comincia da riserva. Entra praticamente sempre a partita in corso, al posto di Adriano o di uno degli altri tre. Entra e, spesso, segna. Qualche volta gioca pure da titolare, ma è cosa rara. Almeno fino a novembre, quando nella partita contro il Modena Adriano si strappa: dovrà restare fuori per un po’ e, finalmente, Gilardino è titolare. Da novembre a dicembre segna quattro volte in quattro partite, poi a gennaio si blocca. Il girone di andata si chiude con sei gol segnati, e intanto si apre il calciomercato. E c’è il trasferimento che cambia definitivamente la vita di Alberto Gilardino e il destino di molto fantacampionati.

 

L’Inter, proprietaria di metà cartellino di Adriano, decide di anticipare il rientro del brasiliano, inizialmente programmato per fine stagione: a gennaio paga 23 milioni al Parma e se lo riporta a casa. Senza l’ombra dell’amico ingombrante Gilardino si mette la squadra sulle spalle, e segna senza fermarsi: da febbraio a maggio, dalla diciannovesima alla trentaquattresima di campionato, in sedici partite, segna sedici gol. Chiude il campionato in bellezza: prima dell’ultima giornata è terzo in classifica marcatori con 19 gol: Chevanton è dietro, a 18; davanti ci sono Totti, a 20, e Shevchenko, a 23. Segna l’uruguaiano del Lecce, segna l’ucraino del Milan, ma non il romano della Roma. Il Parma è quinto a un punto dall’Inter, e nonostante tutti i problemi societari sogna ancora una qualificazione in Champions. Gila chiude con fuoco e fiamme: il Parma ne fa quattro all’Udinese: li segna tutti lui, in totale fanno 23 in Serie A, uno in meno di Sheva. Non basta: l’Inter vince a Empoli 3-2. Ma Prandelli e ai suoi ragazzi escono dal campionato fra gli applausi. Gilardino va a vincere l’Europeo under 21, nonostante la corte della Juventus decide di rimanere in Emilia: l’anno successivo prima salva il Parma segnando altri 23 gol. A memoria, già quell’anno era nelle fantaliste di tutti, fra i primi nomi. Ma quei 23 gol non valgono neanche un quarto dei 23 dell’anno prima, messi in cassa da un attaccante preso a uno.