Mancini in Nazionale e poi, forse, Mihajlovic allo Zenit. Sembrava tutto fatto, fino a poche ore fa: l'annuncio, seppur ancora non formale, di Fabbricini; le parole al miele del mister jesino, onorato dall'ipotesi azzurra ("Sarei orgoglioso di essere il prossimo ct"), ed il precedente no di Ancelotti. Insomma, un progetto a medio termine ormai pronto ad andare in porto, anche in virtù degli imminenti impegni dell'Italia in amichevole. 

Già trovato anche l'accordo economico, con il trainer dello Zenit San Pietroburgo, che avrebbe percepito - anche mediante l'aiuto degli sponsor - circa 9 milioni per il biennio 2018-2020. Gli incontri reiterati con i vertici federali, d'altra parte, erano andati a buon termine, per cui tutto sembrava filasse nel verso giusto. Secondo la Gazzetta, però, dalla Russia sarebbe stato eretto il muro del suo attuale club, attualmente 4° a 2 giornate dal termine ed in corsa Champions: la decisione del Mancio di tornare in Italia potrebbe destabilizzare emotivamente la squadra, per cui il tecnico non verrebbe liberato così facilmente. Bisognerà eventualmente ricorrere alle dimissioni, da parte dell'allenatore, ed in quel caso ci sarebbe il rischio che lo Zenit chieda un indennizzo. Entro il 13 maggio (quando chiuderà il campionato in Russia), in ogni caso, si dovrà pervenire ad una decisione. L'impressione è che, nonostante le remore dello Zenit, l'affare alla fine andrà in definizione. E Mancini sarà quindi il nostro CT di Euro 2020.