Se un calciatore riesce a giocare per il Real Madrid vuol dire che nella sua carriera qualcosa di buono lo deve aver combinato, eppure quando si pensa a Thomas Gravesen ci si ricorda di tante cose tranne che del suo passaggio al Bernabeu. Nato nel marzo del 1976 sin dalla giovane età fa intravvedere le sue doti di agonista in campo: a 21 anni gioca già per l’Amburgo e da lì la scalata prima verso l’Everton e poi al Real Madrid - come detto in precedenza -. Non un giocatore spettacolare, ma uno estremamente fisico, il giocatore perfetto per provare ad equilibrare le caratteristiche ultra offensive di una squadra in cui militavano Julio Baptista, Ronaldo, Raul, Zidane, Roberto Carlos, Guti, Beckham, Cassano e Robinho: è per questo che collezionò 34 presenze nella sua unica stagione a Madrid. Sì, giocò solo un anno con le Merengues e tutto per via del suo carattere, troppo fumantino.

Gravesen mostra tutto il suo garbo e la pacatezza in campo (Getty Images)

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Partiamo dall’inizio. La notorietà mondiale Gravesen la acquisice nel 2002, durante i mondiali in Sud-Corea quando, insieme a Stig Tofting, era la cerniera centrale del centrocampo danese, la diga insuperabile, che riuscì nell’impresa di eliminare campione del Mondo e d’Europa in carica e l’Uruguay. La Danimarca si fermò agli ottavi - sconfitta dall’Inghilterra -, ma Gravesen iniziava a riscuotere consensi, fra tutti quelli speciali di un atleta molto speciale: Mike Tyson. Iron Mike lo aveva già visto in azione durante le qualificazioni e ne era rimasto impressionato per le sue caratteristiche da agonista. L’ex campione dei pesi massimi che apprezzava le doti di lottatore sul campo di un giocatore di calcio: questa non poteva che essere una vera e propria investitura a favore del danese. All’uomo più cattivo sul pianeta venne regalata una maglietta della nazionale da parte di Gravesen, al mediano rimase l’onore e - soprattutto - un bel rapporto di amicizia che tornerà utile nel prosieguo della vita del danese.

A Euro 2004 anche Nedved provò la delicatezza di Gravesen (Getty Images)

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L’esperienza nippo-coreana restituisce all’Everton un giocatore di classe mondiale in grado addirittura di giocare anche più avanti in campo, ma soprattutto in grado di spronare sempre al modo giusto i compagni, anche mettendo loro le mani addosso sul campo da gioco: poteva fare quello che voleva e tutti glielo concedevano perché qualsiasi cosa era finalizzata al risultato di squadra. Tutte le squadre in Europa lo cercavano, ma anche molte donne desideravano Gravesen - ovviamente non per il suo aspetto, ma questo è un’altra storia -: fra le sue relazioni si annoverano una pornostar danese, Kira Eggers, e una modella (ex coniglietta per Playboy) - Kamila Persse - con la quale il danese ha una relazione dal 2015. Molte donne bellissime, ma anche molti club importantissimi volevano Gravesen - come già detto in precedenza -, e ci sarebbe anche rimasto più a lungo se non si fosse creata una situazione di tensione eccessiva con la dirigenza dei toffees: il danese decise di non rinnovare il contratto e lasciare la sponda blu del Mersey per soli 2,5 milioni di sterline nel gennaio del 2005 (sei mesi prima della fine del suo contratto) quando fino all’estate prima era valutato attorno ai 10/15 milioni di euro. Questo era Gravesen, dava tutto quanto se stesso fino a quando sentiva ricambiato l’affetto, poi quando finiva questa sensazione non c’era più nulla da fare, era irrecuperabile.

Arrivo a Madrid bagnato con vittoria all’esordio contro l’Espanyol e 17 presenze subito nella parte finale della stagione: Sacchi - all’epoca d.s. delle Merengues - aveva dato a Luxemburgo un giocatore utilissimo alla sua causa, ma giocare per il Real non era facile. Non solo il blasone della squadra, non solo la vocazione ultra-offensiva che rendeva Gravesen l’ultimo baluardo, ma anche i caratteri troppo diversi con molti compagni di squadra, soprattutto Robinho. Alla vigilia della stagione 2006/07, quando sulla panchina del Real si era appena seduto Capello - fuggito da Torino dopo lo scandalo di Calciopoli -, durante il ritiro del Real in Austria succede l’irreparabile: il brasiliano e il danese si stuzzicano vicendevolmente e per molto tempo sino a quando Gravesen in partitella ricorda a tutti che lui è uno dei migliori incontrasti in circolazione; l’entrata sul brasiliano viene ritenuta troppo dura e Robinho se ne lamentò vigorosamente, salvo poi prendersi uno spintone e un pugno dal danese prima che i compagni li dividessero per evitare il peggio - d’altronde da Tyson qualcosa avrà imparato Gravesen, no? -. Questo segna la fine del rapporto fra il Real e Gravesen e segna fondamentalmente la fine della carriera del giocatore che si trascinerà fra Everton e Celtic Glasgow fino al 2008, data del suo ritiro dalle scene.

La sua vita post-calcio, però, non è meno tormentata: il rapporto con la pornostar Kira Eggers portò quasi sul lastrico il giocatore. Il rapporto si incrinò sempre di più perché la Eggers voleva avere pieno possesso dei risparmi dell’ex Real Madrid, mentre lui li investiva di nascosto dalla compagna: la cosa portò alla rottura del rapporto fra i due, ma Gravesen - nonostante la stampa danese gli remasse clamorosamente contro definendo questa l’ultima follia di un giocatore folle - continuò nei suoi investimenti e questi fruttarono. Eccome se hanno fruttato: a 4 anni dal ritiro nelle casse dell’orco danese tornarono 82.6 milioni di sterline, quasi 100 milioni di euro. Questa mossa portò Gravesen e la sua attuale fidanzata a trasferirsi a Las Vegas dove adesso vivono grazie alla fortuna accumulata adesso senza limitarsi in nulla. Proprio come faceva in campo, proprio come faceva in allenamento, proprio come ha sempre fatto nella sua carriera quando passava repentinamente da scherzoso giocherellone a pericolosa macchina da guerra nel giro di un secondo e mezzo. Un po’ come Shrek e forse non è un caso che questo fu il paragone che lo accompagnò per tutta la parte finale della sua carriera. Un orco divertente, ma pur sempre un orco. Questo è Thomas Gravesen.