Di Monia Bracciali

 

L'Inter nel cuore e nel curriculum, un aspetto riconoscibilissimo che ha giovato alla sua popolarità – assieme alle prestazioni in campo - tanta esperienza in tutte le categorie e un record molto particolare. Mirko Conte, classe '74, si è ritirato cinque anni fa, chiudendo la carriera in Umbria, in Eccellenza. Terzino e poi difensore centrale, ha iniziato nelle giovanile nerazzurre nel '92 per poi essere ceduto in prestito al Venezia l'anno successivo in B. Rientra a Milano nel '94 e gioca venti partite. Poi Piacenza, Napoli e Vicenza. Dal 2000 al 2004 veste la maglia della Sampdoria per quattro anni. Nel 2004-2005 scende a Messina, poi è serie B con l'Arezzo, Lega Pro con la Colligiana e l'ultimo anno da calciatore al Città di Castello.

 

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(Al Piacenza, dal 1995 al 1997 - Getty Images)


 

#1 – La tua vita adesso: cosa fai, dove vivi, come si sviluppa la tua giornata?

"Da pochi giorni sono allenatore in seconda di Mario Palazzi alla Lupa Castelli in Lega Pro. È un'esperienza nuova dopo tre anni da allenatore dei settori giovanili, senz'altro importante grazie ai vent'anni di esperienza del mister".  

 

#2 – I social network li usi? Se sì, quali? Che rapporto hai oggi con i tifosi, tanto nella vita reale quanto a distanza, mediante la rete?

"Ho facebook e instagram e li uso il giusto. Non vado matto per i social, pubblico poco ma mi piace prendere spunto dalle pubblicazione interessanti che vedo dai miei contatti, pubblicazioni che possono tornarmi utili. Sì, capita di essere contattato dai tifosi e seppur i rapporti con loro non siano più diretti come quando ero giocatore, mi fa piacere aver lasciato un buon ricordo, ho amici in tutte le città. È quando chiudi la carriera comunque che capisci cosa hai lasciato di positivo nelle città in cui hai giocato". 

 

#3 – Una squadra, un compagno, un allenatore e un Presidente che ti è rimasto nel cuore.

"Di club devo nominarne due. Intanto l'Inter, sono suo tifoso da sempre, andavo anche in Curva da tifoso a seguirne le partite. Trovarmi poi a giocare in nerazzurro è stata la realizzazione di un sogno. L'altra squadra è la Samp: credo non esista maglia, città e tifosi che sappiano darti quello che mi hanno trasmesso. 

Non ho mai instaurato rapporti profondi coi compagni, anche perchè ho cambiato diverse squadre. Posso però fare i nomi di due giocatori che più di altri mi sono rimasti impressi. Il primo è Bergkamp. Giocatore molto chiuso e introverso, si vedeva che non era a suo agio nel contesto Inter ma mi rendevo conto di avere accanto un campione. Poi Ronaldo: semplicemente impressionante. 

Quanto agli allenatori, da Bianchi a Sarri, mi rimane difficile fare un nome: ho avuto tutti mister di grande spessore che mi hanno lasciato qualcosa. Con loro ho sempre avuto un rapporto diretto e schietto e ho discusso spesso ma sempre in modo costruttivo. 
Ho vissuto due cambi epocali di gestione societaria: all'Inter il passaggio Pellegrini-Moratti, alla Samp Mantovani-Garrone. I presidenti che mi sono rimasti nel cuore sono appunto quest'ultimo e Moratti". 

 

#4 – Quale l'aneddoto calcistico più folle, curioso, strano della tua carriera?

"Nel mio primo anno da professionista al Venezia di Ventura in B, accadde un pasticcio che fece clamore per mesi. La stagione precedente, nell'ultima gara con la Primavera dell'Inter, rimediai il quarto giallo e quindi avrei dovuto scontare una giornata di squalifica nel turno successivo, nel nuovo campionato. Avevo ancora l'età per giocare in Primavera e non facendolo al sabato, la società era convinta fosse regolare schierarmi con la prima squadra alla domenica. Tutto tranquillo finchè il giorno dopo non mi chiamò mia madre dicendomi che ero sulla prima pagina del giornale. Aprii la Gazzetta e in effetti era scoppiato un casino che si è protratto per mesi.

Detengo inoltre una sorta di record: sono l'unico giocatore ad aver cambiato tre volte maglia in una sola stagione: Piacenza, Napoli e Vicenza nel campionato 1997-98. Dopo questo fatto è arrivata la regola per cui un calciatore non può cambiare più di una volta club". 

 

#5 – In carriera chissà con quanti moduli di gioco sarai stato impiegato. Qual è il tuo preferito e perchè?

"Personalmente mi piace il 4-3-3, anche se come allenatore devi essere camaleontico e non fossilizzarti sulle tue idee. Da giocatore il 4-4-2 era il mio modulo preferito". 

 

#6 – Qual è il gol che avresti voluto segnare nella storia del calcio?

"Ho segnato un solo gol in carriera ma pesante, con la Samp nel derby. Senza fare voli pindarici, c'è una rete che avrei voluto marcare, quella mancata in Arezzo-Bari, nella stagione 2005-06. Lottavamo per arrivare ai play off. Da calcio d'angolo ebbi un'occasione che uscì di pochissimo. Secondo me, vincere quel match avrebbe cambiato la stagione". 

 

 

 

 

#7 – C'è un rimpianto nella tua carriera? Oppure qualcosa che hai fatto ma che se tornassi indietro cambieresti?

"No, nulla. Ho avuto una carriera importante, chiedere di più sarebbe una dimostrazione di non umiltà. Sono orgolgioso di tutto quello che ho fatto perchè ho scelto sempre serenamente e soprattutto credendoci. Le decisioni prese nel corso della carriera le riprenderei pari pari anche domani". 

 

#8 – Primo consiglio ai fantallenatori: un portiere su cui puntare questa settimana.

"Handanovic".

 

 

#9 - Secondo consiglio ai fantallenatori: un difensore su cui puntare questa settimana.

"Ranocchia".

 

 

#10 - Terzo consiglio ai fantallenatori: un centrocampista su cui puntare questa settimana.

"De Rossi".

 

 

#11 – Ultimo consiglio ai fantallenatori: un attacante su cui puntare questa settimana.

"Icardi". 

 

 

Fantagazzetta ringrazia Mirko Conte per la cortese disponibilità. 

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