Stefano Pioli a 360 gradi. L'allenatore del Milan, intervistato da "Sky Sport", ha tracciato un bilancio di questo splendido 2020 per lui e per i rossoneri, parlando anche degli obiettivi stagionali e di Zlatan Ibrahimovic. Ecco le sue dichiarazioni principali.

Su Ibrahimovic

"Era iniziata molto prima della partita con l’Atalanta. Il suo ok è arrivato nei giorni successivi a quella sconfitta ma a me Paolo, Zvone e Ricky e Gazidis mi avevano parlato di questa opzione molto prima. Ero molto, molto positivo, ovviamente. Sapevo che avevamo bisogno di questa personalità, di questa forza, di questo carisma. E quindi siamo stati pronti. Ho sempre pensato che Ibra fosse il giocatore giusto e adatto al nostro gruppo, al nostro modo di lavorare, al nostro modo di giocare e soprattutto alla nostra mentalità e nel cercare di dare una cultura del lavoro a questa squadra. Non ho mai avuto dubbi su di lui. Mi ricordo che quando è arrivato, una delle prime cose che mi ha detto “mister non ascoltare nessuno, io sto bene. Domenica voglio giocare”. Io gli risposi: “Zlatan che tu stia bene, io sono contento” e poi aggiunse: “Io ti rispetto, tu fai l’allenatore e io faccio il calciatore”….”.

Sul derby perso 4-2

"E’ stata una delusione perché vincere 0-2 a fine primo tempo meritatamente, speri sempre di portare a casa una partita così importante. Quel match ci ha aiutato a crescere molto. Una delusione forte, dalla quale abbiamo portato a casa degli aspetti positivi che ci ha portato a capire ulteriormente quello che era il sentiero da perseguire”.

Sul confronto con le big

"Ci sentivamo sempre inferiori, nel senso che ci abbiamo provato, giocando delle buone partite come quelle a Torino con la Juve, in casa con Napoli e Lazio, il derby. Ma ci mancava sempre quel poco, che in queste partite fanno la differenza. Quando siamo riusciti a prenderci quel poco, la convinzione della squadra è salita e giocava con fiducia e positività, sapendo di poterle vincere quelle partite. Quello è stato il passo decisivo del nostro percorso”.

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Sul rinnovo col Milan

"Quando Ivan mi ha comunicato la scelta, appena prima della trasferta di Sassuolo, simpaticamente mi disse: “Non mi avevi creduto quando ho detto davanti alla squadra che vi giocavate la conferma e che sarebbero state le vostre prestazioni a determinare il vostro futuro”. Io gli dissi che ci credevo ed era per quello che ho lavorato a testa bassa. Mi ha chiamato e mi ha detto che la proprietà aveva deciso di lavorare insieme. È stato la sera prima di Sassuolo. Ci ho pensato un attimo... e poi gli ho detto che mi stava bene. La squadra non lo sapeva e non lo sapeva nemmeno il mio staff”.

Sulla permanenza di Ibrahimovic

"Il primo approccio c’è stato il giorno dopo la gara con il Sassuolo dove gli chiesi che intenzioni avesse e lui mi disse che gli mancava la famiglia. E lì per lì non ho avuto subito una reazione importante. Ho incassato e ho pensato che conveniva lasciarlo sereno. Zlatan ho imparato a conoscerlo e ho capito che ci sono dei momenti in cui va lasciato solo. Tornando a casa pensavo che non fosse giusto quello che stava succedendo e il giorno dopo ho preso Zlatan e gli ho detto che non mi era piaciuto l’incontro del giorno prima. Gli dissi che il nostro lavoro insieme era appena cominciato e che avevamo fatto tanto, che aveva dimostrato di essere ancora un campione e che non poteva finire in quel modo e che sia io sia la società avremmo fatto di tutto per trattenerlo”.

Sul 2020

"E’ stato un anno gratificante, alleno in un grande club ed un gruppo di ragazzi che mi piacciono tanto. Per i loro comportamenti, perché pur essendo così giovani sono molto responsabili perché ci troviamo anche in una situazione molto particolare e complicata per loro. Il primo giorno che sono arrivato a Milanello mi sono sentito bene, con tutti. Qui c’è il meglio possibile per lavorare bene. Dobbiamo continuare su così, puntando al massimo e possiamo toglierci delle grandi soddisfazioni”.

Sui mesi dopo il lockdown

"Pensare di fare nove mesi come li abbiamo fatti noi, con tutti questi risultati, diventa difficile. Ma tutto ciò che abbiamo ottenuto, ce lo siamo conquistato sul campo. Abbiamo messo fuori la classifica dell’anno solare dopo il Cagliari e, pian piano, abbiamo iniziato a lavorare per questo obiettivo dicendo ai ragazzi che da quando abbiamo cambiato modo di giocare e di stare insieme, gli abbiamo fatto vedere dove eravamo. Era un obiettivo, quello della classifica, nel quale la squadra ha creduto fortemente. Abbiamo centrato tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati in questa prima fase di stagione ovvero passare i preliminari, passare il girone di Europa League ed essere in testa alla classifica dell’anno solare. Non ci dà nessun trofeo, ma credo che ci faccia capire di che livello possiamo essere e a quale livello possiamo competere. Siamo a metà della salita, che è ancora lunga e ripida. Dobbiamo continuare a pensare partita per partita, giocare un calcio propositivo. Ci sarà tempo e spazio per cercare altro”.

Su Astori

"Io credo che l’esperienza vissuta a Firenze, insieme alla perdita di mio padre dell’anno scorso, siano state importanti. Credo che ho due angeli custodi in più e penso che in tutti questi bei risultati, ci siano anche loro”.

Pioli (Getty)
Pioli (Getty)