Joao Pedro, attaccante del Cagliari, ha parlato a margine di una diretta su Instagram insieme a Cronache di Spogliatoio della situazione Coronavirus, tra stretta attualità, stagione in corso e prospettive. Ecco le parole del brasiliano.

Coronavirus, le parole di Joao Pedro

"Siamo sempre in giro tra allenamenti, partite e trasferte. Anche quando torno in Brasile c'è sempre qualcosa da fare. Sto apprezzando e vivendo la famiglia".

"Inizio carriera? Giocavo nei due davanti alla difesa nel Mondiale Under-17. Per caratteristiche, per modo giocare, essendo io più difensivo degli altri sono stato arretrato. In quel torneo abbiamo vissuto con una squadra forte una competizione di livello. Casemiro è arrivato poco dopo di me".

"Neymar? Abbiamo creato un'amicizia vera, dai 14 fino ai 17 anni abbiamo giocato insieme. Poi lui non è stato più convocato con le giovanili. Eravamo sempre insieme io, lui e Coutinho: in viaggio, in ritiro, ovunque. Conosco anche la sua famiglia e sono persone incredibili, meritano tanto. Ricordo che Neymar al Santos in partita segnava sempre due o tre gol, in allenamento ne faceva nove o dieci. Era un'altra persona: lo vedi puntare e scherzare in gara, ma in seduta è totalmente concentrato. Mi spaventava perché le partitelle finiscono solitamente 4-4 o giù di lì, lui invece ne segnava tantissimi. Ogni pallone era un gol. Nella rete contro la Roma, sul lancio, ho pensato al gol di Messi al Mondiale contro la Nigeria: ho detto 'devo stopparla bene e fare come lui'...".

"Mi è sempre piaciuto fare gol, ma da centrocampista sei lontano dalla porta. Da punta, perdendo Pavoletti, ho cercato di imparare al massimo il ruolo. È come il portiere: ti arriva una palla e non puoi sbagliare. Spesso abbiamo un gioco sporco, difficile, e devi essere preparato. Ho sempre avuto una caratteristica da gol, però non era facile perché cambiavo spesso ruolo. Il colpo di testa? Sono stato influenzato da Pavoletti, è il migliore del mondo di testa. Gli dicevo: 'Vado sul primo palo, lo attacco e ti porto via il difensore. E tu fai quello che vuoi dentro l'area'. Non essendoci più Leo è cambiato tutto. Lo guardavo, ho studiato i tempi e il fisico mi aiuta".

"Quando sei giovane hai voglia di fare tante cose. Quello italiano è il calcio più difficile da imparare, ogni ruolo ha un'identità forte. Venendo dal Brasile dove c'è molta improvvisazione nei calciatori, ora mi sento pronto per qualsiasi cosa. C'è voluto un po' e ora sono pronto. In ritiro l'ho detto: questo sarà il mio anno. Ho detto a mia moglie che ci sarebbero stati dei momenti in cui avrei dovuto riposare e gestirmi diversamente: ho preso questo anno come se fosse l'ultimo, voglio dare il mio massimo fino all'ultima goccia. Sono contento per questo".