Alino Diamanti è uno di quegli uomini che la vita l’ha imparata a morsi: assaggiandone le difficoltà, la bellezza, la grandezza. Gusto lungo. «Sono una persona estremamente felice». Mentre parla il sole di Melbourne, dove si è trasferito per giocare, scivola nella sera e in sottofondo c’è Silvia che sta preparando la cena e i loro bambini che giocano, saltano, vivono. L'ex calciatore del Bologna ha rilasciato la seguente intervista al Corriere dello Sport. Ecco le sue dichiarazioni:

Il dribbling di Alino (Getty Images)

Importante è stata la sua l’esperienza a Bologna. Ha sentito qualcuno?

«Sì, sono in contatto con tanti amici, magazzinieri, dipendenti dell’ufficio. Sono uno del popolo. Ho sentito Marco (Di Vaio, ndr). Sono molto legato a Bologna anche se sono passati diversi anni».

Tornerebbe? Magari un ruolo diverso

«Penso solo a giocare a pallone. Qui a Melbourne c’è un bel progetto. Dopo Livorno potevo farmi un altro anno in A. Perché qui? Volevo fare un’altra grande esperienza, l’Australia mi sta dando tanto. Finché sto bene fisicamente voglio continuare a giocare».

Che anno era per il Bologna?

«Difficile. Iniziato male con la storia di Sinisa. Questo ha sicuramente rallentato il processo di crescita della squadra. Con lui in panchina è un’altra musica, quella è la sua squadra. E poi i tifosi lo hanno sempre amato, il rapporto è in costante sviluppo».

L’Europa era così lontana?

«Nelle ultime partite la squadra stava acquisendo continuità. Anche quello è un fattore di crescita. Il Bologna deve lottare per le zone europee, è lì che deve stare. Se altre squadre lottano per quelle posizioni può farlo anche il Bologna».

Mihajlovic lo ha sentito?

«No, non l’ho mai conosciuto. Però la sua storia mi ha colpito molto, è un esempio per tutti, per l’Italia, per il mondo. Ho tantissimi amici lì. Anche i dottori, Sisca e Nanni. Con delicatezza e in maniera discreta e riservata chiedo sempre delle condizioni di Sinisa, come sta, cosa fa».