Le preoccupazioni per gli impatti del coronavirus sui campionati, gli effetti sull'economia anche dello sport, la lotta scudetto: ne ha parlato nel corso di una lunga intervista al Corriere dello Sport il presidente del CONI Giovanni Malagò: "Da uomo delle istituzioni credo che si sia voluto dare un segnale di sensibilità e di attenzione e confermare la priorità della salute pubblica. Ma questo ha innescato una serie di reazioni a catena con le quali ci troviamo a fare i conti. Cosa si fa da lunedì? Non posso che sperare che il rispetto delle prescrizioni adottate rimetta il Paese nelle condizioni di rientrare alla normalità. Ma nessuno lo può garantire, e di conseguenza penso che si stia navigando a vista”.

Coronavirus, i danni economici per lo sport

Impossibile non parlare di danni anche economici per la macchina dello sport in Italia: "Rappresentiamo il 2% del Pil, più l’indotto. Fate voi. C’è un danno economico enorme, ma c’è anche un danno propriamente sportivo. Se ti annullo una competizione in casa, valida per la qualificazione olimpica, la tua squadra avrà meno chance. Se hai una finale di Coppa del mondo di un grande sport, che è a rischio, il danno per quella disciplina si proietta nel futuro. Ed è incalcolabile”.

Nessuna preoccupazione ad oggi per Tokyo 2020: "Parlo ogni giorno con i vertici del Cio. Non ci sono controindicazioni sul programma olimpico".

Malagò e la lotta scudetto

In un passaggio dell'intervista anche un parere sul VAR e sull'eventuale miglioramento con il challenge a chiamata: "Sinceramente non credo, temo che spezzetterebbe troppo la competizione. Credo che bisognerebbe lavorare a monte. Migliorare la qualità delle decisioni e il rapporto arbitro-Var.

Fine della dittatura della Juventus, e campionato italiano riaperto per Malagò: "Mi pare un dato acquisito. La favorita? Faccio un ragionamento di buon senso: chi è concentrato su una sola competizione può metterci dentro tutte le energie fisiche e mentali. La Lazio vive questa condizione. Se penso solo alle incertezze dell’Inter sul calendario, anche per via del Coronavirus, non vorrei stare nei panni del povero Conte”.