Intervista a Maurizio Sarri, neo allenatore della Juventus, all'interno dell'Allianz Staidum, ai microfoni della stessa società bianconera: "Le prime sensazioni sono quelle di essere arrivato in un club importantissimo. Ho la fortuna di arrivare dal Chelsea ad un altro club che negli anni è diventato un club importantissimo. Qui c'è una storia diversa: c'è grande mentalità e determinazione. La Società è fatta di persone molto coerenti e compatte".

Quanta era la voglia di tornare in Italia?

"L'anno scorso avevo fatto una scelta ponderata e l'esperienza all'estero è stata straordinaria. La Premier è il campionato più ricco del mondo ed il livello tecnico è altissimo e le strutture straordinarie. La visibilità è fortissima, noi invece siamo costretti a rincorrere".

Com'è nata la cosa di venire alla Juventus?

"All'interno di questa esperienza bellissima c'erano altre situazioni anche personali che mi facevano pensare che fatto l'anno di esperienza fosse poi il momento di tornare a casa. Da lì il mio pensiero ha iniziato a girare su questa lunghezza d'onda e la Juventus è stata la società che mi ha cercato con più convinzione, con più compattezza tra i dirigenti, e questo mi ha colpito e mi ha fatto decidere abbastanza velocemente ad arrivare in questa grande società che fino a un anno prima era la nemica storica con cui avevo combattuto anche in maniera forte, perché se non tiri fuori il 120% non puoi pensare di sconfiggere la Juventus. Però devo dire questa determinazione dei dirigenti mi ha colpito particolarmente".

Le esperienze maturate quanto conteranno?

"Tanto. Bisogna arrivare a innescare la propria filosofia di gioco ma rispettando le caratteristiche dei giocatori. Se fai tre figli e dai la stessa educazione a tutti e tre ti vengono fuori tre persone con tre caratteri diversi. Le squadre sono come figli, una squadra per fortuna non sarà mai uguale a un'altra che hai allenato".

Che curiosità ha nei confronti di Cristiano Ronaldo?

"È più facile che un giocatore faccia diventare grande un allenatore che il contrario. Mentre a 35 anni pensi di poter incidere in maniera così feroce, nel corso delle esperienze ti rendi conto che fino a un certo punto incidi, poi a un certo punto la qualità del giocatore diventa determinante. Quindi è più importante il giocatore per me che io per il giocatore, a meno che io non incontri un giocatore giovane che io possa migliorare e modellare".

Quali sono i suoi obiettivi?

"Le vittorie sono frutto del lavoro, l'eredità che raccolgo è difficilissima, non sarà facile vincere quando la Juve ha vinto negli ultimi 5 anni. Vogliamo allungare la sequenza delle vittorie e vivere l'Europa per quello che è. La Juve così straripante in Italia fa pensare a tutti che debba vincere anche in Champions ma non è così, ci sono almeno 10 società di top livello di cui cinque inglesi, non è facile. Quando ti alzi la mattina l'obiettivo è comunque uno: vincere".

Cosa pensa dell'Allianz Stadium?

"E' uno stadio raccolto, accogliente, mi dà la sensazione di essere facile da sentire proprio. Stadio di concezione inglese, mi piace molto e penso di trovarmici bene".

Che squadra ci dobbiamo aspettare l'anno prossimo?

"Devo rispettare le caratteristiche dei giocatori più importanti, di quelli che ci fanno vincere le partite. Cercherò di mettere la mia filosofia di gioco ma vorrei che la squadra mantenesse alcune caratteristiche di quella di Allegri. In alcune fasi della gara sembrava che la Juve andasse in difficoltà ma poi le cose cambiavano repentinamente".

Che campionato sarà la Serie A?

"A livello di allenatori frizzante. C'è il ritorno di Antonio Conte in una società importante, l'avvento finalmente di Giampaolo in un grande club di altissimo livello, cosa che meritava da anni. C'è Ancelotti a Napoli, l'arrivo di Fonseca è da valutare con attenzione perché ha grandi doti, a Sassuolo abbiamo un allenatore come De Zerbi emergente e di grande talento. A livello di allenatori non voglio dimenticare nessuno ma ho la sensazione possa innescarsi qualcosa di nuovo. Prima si parlava dell'esperienze inglese, con un livello qualitativo di calcio al momento irraggiungibile, ma noi abbiamo ancora un piccolo vantaggio: l'organizzazione societaria e tecnico-tattica. Poi se a livello economico il divario aumenta è chiaro che diventano irraggiungibili"