Nicolas Viola, centrocampista del Benevento, ha parlato nel corso di un'intervista concessa alla Gazzetta dello Sport. Il calciatore è tornato in campo dal 1′ dopo un lungo infortunio, nel corso della gara contro il Torino.
Benevento, intervista a Viola
L'intervista a Viola dopo la sua prima gara in Serie A in questa stagione contro il Torino.
Rinnovo?
«Voglio sperare che non sia un problema. Già un’altra volta con il presidente Vigorito e il direttore Foggia abbiamo trovato l’accordo in pochi minuti. Sono in scadenza a giugno. Non ho mai pensato di andar via dal Benevento. Vorrei ancora dare una mano a questa squadra, anche da mezzala, non necessariamente davanti alla difesa, a questo gruppo super che sta continuando con Inzaghi il bellissimo lavoro dello scorso campionato».
Intanto ha ricominciato a giocare e segnare.
«Venerdì è stata una giornata incredibile. Non mi ero allenato tanto. Sono andato in campo e ho tirato il rigore. Sono tranquillo quando vado a calciare di sinistro. I portieri prima erano meno predisposti ai mancini, ora studiano. Peccato non aver vinto, ma il Torino è una gran squadra».
È rimasto fermo da marzo. Non facile, eh. Fino a quel punto in Serie B aveva fatto 9 gol, alcuni su punizione.
«Ho fatto una pulizia del menisco, poi ho sentito dei fastidi muscolari e mi sono fermato. Le punizioni mi piace calciarle e a giro. Vorrei arrivare anche alla”Maledetta” di Pirlo. Ci sto provando, in questo modo hai più possibilità: collo, tre dita o interno piede».
Viola parla dei suoi idoli
Lei che idoli aveva?
«Recoba, Riquelme e Redondo. Volevo fare il calciatore, viaggiavo da Taurianova a Reggio e non è poco».
Perché gioca col 10?
«Perché è un numero che mi dà responsabilità. Sono convinto di poterlo portare».
Ci spiega perché ha tutti questi tatuaggi?
«Mi piacevano già da prima. Ero chiuso, timido, silenzioso, un calabrese vero. E pensavo che il modo per esprimermi fosse quello».
Sabato l’esame Inter a San Siro. Chi la impressiona?
«Lukaku: fa la differenza. E la loro struttura fisica».