Protagonista di un inizio di stagione ultra-impegnativo, Ricardo Rodriguez è prontamente diventato un punto di forza del nuovo Milan. Certo, il suo errore che nel finale del derby ha "regalato" un rigore all'Inter non ha fatto piacere a tifosi e fantallenatori, che però hanno apprezzato il suo buon approccio alla nuova maglia. Praticamente sempre impiegato da Montella, ha già interpretato con dedizione tre ruoli diversi: centrocampista esterno sinistro nel 3-5-2, terzino sinistro nel 4-3-3 e centrale di sinistra nel 3-4-2-1. Che, per inciso, è anche l'incarico che l'aeroplanino gli ha dato sia contro il Genoa, che stasera a Verona. Certo, in questa posizione lo svizzero fa più fatica: ha meno possibilità di sganciarsi per andare al cross o al tiro, oltre che di spingere (una delle sue caratteristiche migliori), ed ovviamente è più caricato di pesanti responsabilità difensive. Ma per la squadra si fa tutto: soprattutto per il Milan. Del suo passato, soprattutto, oggi il terzino ha parlato a Forza Milan. Queste alcune delle sue dichiarazioni.
CALCIO E FAMIGLIA - "Sicuramente è importante essere felici quando ci si deve allenare: lavorare col sorriso, provare a migliorarsi. Passione e amore: sono due fattori fondamentali per poter andare sempre avanti. Poi c'è la famiglia: avere persone che ti amano e che tu ami è altrettanto importante".
SOGNO DA CALCIATORE - "Vorrei vincere la Champions League. È un sogno, chiaro, non una cosa che devo fare per forza. Ogni tanto penso a quanto sarebbe bello tenere in mano quella coppa. O vincere un Mondiale. È difficile con la Svizzera, ma nulla è deciso in partenza".
TATTICA ITALIANA - "Sono qui da poco tempo, ma posso dire che il calcio italiano è molto difficile, perché tutte le squadre sono compatte e organizzate, segnare in Italia è complicato. In Germania si gioca più a viso aperto. La preparazione atletica però in Germania credo fosse più dura, soprattutto all'inizio. Appena mi trasferii dalla Svizzera, al Wolfsburg ho trovato un allenatore molto severo (Felix Magath, ndr) da questo punto di vista, è stata la preparazione più dura che ho mai svolto in carriera".