Il paradosso andato in scena ieri pomeriggio, ad Appiano Gentile, è che a Frank de Boer potrebbe non bastare la vittoria. Portare i tre punti contro il Torino, in un San Siro tutto da decifrare dopo le recenti prestazioni e il caso Icardi, potrebbe infatti non riuscire a convincere una società vittima delle proprie distanze e di un turno infrasettimanale che, di fatto, ha reso impossibile prendere decisioni diverse. C'è infatti un'anima, soprattutto indonesiana, che tende a difendere l'olandese: De Boer è stata una scelta di Thohir, presidente che vorrebbe continuare ad insistere con la scelta fatta in estate. E c'è poi un'altra anima, quella più italiana e che vive maggiormente la squadra, che De Boer lo avrebbe in sostanza scaricato. E poi c'è Suning, a cui spetterebbe l'ultima parola, che probabilmente deve ancora capire a chi affidarsi concretamente.
La paura, in casa nerazzurra, è infatti che la squadra abbia delegittimato il proprio allenatore. E' per questo che la vittoria non basterà, ed è per questo che Zanetti, Ausilio e Gardini, in prima linea per un addio prematuro al tecnico, si convinceranno del contrario solo se i giocatori, sempre pronti nel captare i segnali, dovesse dare una dimostrazione di forza e attaccamento a quello che sino a questo momento raramente è stato un condottiero.
LE ALTERNATIVE - Anche qui, poca decisione. C'è chi spinge per una soluzione italiana e traghettatrice, come Guidolin, Pioli o il nerazzurro Mandorlini, e chi invece per una soluzione di stampo più internazionale come Blanc senza poi considerare l'outsider Silva. Perchè, viene lecito domandarsi, quale sarebbe il vantaggio dell'affidare la squadra a quello che, a prescindere dai risultati, sarebbe in fin dei conti un tecnico temporaneo? Perchè le voci diffusesi ieri in serata parlano di un Simeone che, nell'estate del 2017, sarebbe pronto a sposare, finalmente, la causa nerazzurra. Per la pace di Zanetti e chissà di quanti tifosi. Domani sera, intanto, a San Siro ci sarà De Boer. Chissà se per l'ultima volta.