Il Torino che sale di giri e registra la convincete vittoria 3-0 sul Traboznspor e Samuele Ricci che entra sempre di più nei meccanismi del centrocampo di Juric: alla Gazzetta dello Sport il centrocampista granata racconta le settimane di preparazione dei granata e le ambizioni della squadra oltre che personali.
Torino, Ricci sul precampionato granata
"L’elemento più importante che unisce le nostre tre amichevoli è la crescita del ritmo partita, soprattutto nelle ultime due contro avversari prestigiosi. Restano degli aspetti da migliorare, ma siamo sulla strada giusta. Quest’anno bisogna fare uno step in più, e io voglio superare le lacune che ho insieme alla squadra. Si sono viste le basi gettate nel campionato precedente così come la mano del mister. Il gioco è sempre lo stesso: le verticalizzazioni, le seconde palle, il palleggio. Sono cose che sappiamo fare, ora dobbiamo perfezionarci".
Torino, Ricci sulle sue caratteristiche
"Mi ritengo abbastanza duttile, muovermi a destra o a sinistra non fa differenza. Non ci sono problemi. Per vocazione mi viene da cercare la palla. Abbassarmi a prendere la palla dai difensori è ciò che so fare meglio. Devo migliorare negli inserimenti e nella fase di non possesso: cerco la maturazione completa. Da me stesso voglio sempre di più. Sasa mi aiuta molto in fase di pressing. Alle volte mi perdo un po’, grazie a Lukic ritrovo subito la retta via: avere uno come lui accanto è importante non solo per me, ma per il Toro, perché è tra i centrocampisti più forti".
Ricci tra Toro e azzurro
"Il Toro è già così com’è una buonissima squadra, lo stiamo dimostrando nelle amichevoli: questo gruppo può provare a lottare per l’Europa. La Nazionale? È stato bellissimo esordire. Ora il mio pensiero è rivolto a fare bene con il Toro. Da qui passerà il sogno di un’altra eventuale chiamata in azzurro. In cosa devo crescere? Mi mancano tanti aspetti: dalla parte difensiva all’essere più aggressivo. Non solo palleggio e passaggi a terra. Devo trovare qualche assist e gol in più. Non penso che a noi ventenni manchi il coraggio o la personalità della giocata, piuttosto credo che in A si sia molto legati alla tattica. Per cui magari un calciatore perde l’istinto o il coraggio".