Ancora amato, mai dimenticato. Roberto Baggio è tornato a parlare in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera. Negli occhi dell'ex Divin Codino ancora quel calcio di rigore fallito nella finale mondiale contro il Brasile: "Ogni tanto mi capita di ripensarci ma non ho ancora trovato il senso di quell’errore. Ed è la stessa amarezza del 1994, non è diminuita. Penso che non passerà mai. Mi piacerebbe tornare indietro a quegli anni. Sono ricordi intimi, profondi e bellissimi, a parte il finale. Il percorso fu denso di significato. Non avrei mai pensato che un giorno la gente avrebbe voluto indossare quello che noi indossavamo allora. Vuol dire che forse hai lasciato qualcosa di bello e di profondo, anche se è il Mondiale del 1990 quello in cui mi sentivo di poter fare qualsiasi cosa".
EREDE? MI PIACE CENTURION - "Il mio erede? Non saprei. Guardo molto calcio sudamericano e, da tifoso del Boca Juniors, mi piace molto Centurion ma deve migliorare fuori dal campo".
I PROGETTI DI BAGGIO - "Ero più preparato a smettere di giocare piuttosto che a compiere 50 anni: non ce la facevo più per i dolori. I 50 invece arrivano e nemmeno te ne accorgi. Ora le mie giornate sono vuote. Quando giocavo gli allenamenti erano condensati in due ore, poi la giornata era libera. Adesso sono più impegnato e ho meno tempo di pensare: c’è il progetto a cui sto lavorando e che vi rivelerò appena sarà tutto pronto”.
IL DIFENSORE PIU' FORTE - "Paolo Maldini: quando te lo trovavi davanti sapevi che non saresti passato. Era grosso, forte di testa, di destro e di sinistro. Dovevi mettere insieme 15 giocatori per farne uno come lui".
L'AMORE DEI TIFOSI - "Credo che, consapevolmente o meno, ho sempre cercato di far divertire la gente. Era il mio modo semplice di giocare. E per la semplicità del modo di essere, di comportami. Non mi sono mai sentito diverso da tutti quelli che mi venivano a vedere: forse quella è stata la mia forza".
CAMPIONI PIU' TUTELATI - "Credo che oggi sarei riuscito a giocare qualche anno in più. E non solo io. Ai miei tempi prima aspettavi la scarpata e solo dopo pensavi a come poter stoppare il pallone. Oggi a volta si rischia l’espulsione al primo fallo. Una volta prendevi le botte e non sapevi nemmeno chi te l’aveva tirata".