Gli anni di Napoli e del Napoli gli sono entrati nel cuore, così come a lui la città e i tifosi. Si emoziona quando parla dei colori azzurri dei suoi tempi, meno quando con un po' di maraezza parla della situazione attuale. Evita i confronti, ma suscita emozioni. In occasione di Juventus-Napoli, la redazione di napolistyle.it ha contattato Careca, tassello fondamentale del Napoli vincente in Italia e in europa. Questi alcuni dei tratti più interessanti delle dichiarazioni del brasiliano.
Nell’ultima gara di campionato, contro il Cesena, al suo ingresso in campo, abbiamo ascoltato qualche fischio per Gonzalo Higuain. Non lo trova ingeneroso?
“C’è poco da dire. Non vivo a Napoli e non vedo tutte le partite della squadra azzurra. Non so come stia giocando Gonzalo Higuain, ma so che la tifoseria napoletana è così, è esigente. Non c’è molta qualità in questa squadra e la piazza è sempre stata abituata a diversi campioni. Non che non ce ne siano in questa, ma ripeto, non vedo qualità. Bisognerebbe vedere nel complesso cosa è stato fatto e capire se nei due anni trascorsi ci sono momenti che dovrebbero essere cancellati. Non vivo a Napoli, ma se lo facessi potrei essere più preciso nel mio giudizio. Credo che sia normale, però, i tifosi napoletani capiscono di calcio”.
E’ stato un bomber da sogno, ha fatto gioire Napoli in maniera incredibile, ma a lei è mai capitato di essere fischiato?
“Anche in Brasile è così, magari da attaccante resti 4-5 partite senza fare un gol e i tifosi ti fischiano, non c'è niente di particolare. Anche Cavani al Psg ha trovato difficoltà, poi si è inserito e ha fatto bene”.
Quando giocava nella città partenopea, come dice Maradona, avvertiva le differenze di trattamento tra nord e sud da parte arbitri? Anche in questa stagione ce ne sono stati parecchi…
“Qualche volta si. Sul dubbio si puntava sulla squadra che aveva più tradizione. La nostra forza era maggiore e spesso non avevamo di questi problemi. Capitava, però, che in episodi dubbi su risultati in bilico, si preferiva dare il vantaggio agli altri e non a noi. Se poi avevamo un vantaggio di due o tre gol, allora era più semplice, gli arbitraggi non potevano cancellare il passivo. E’ ovunque così. In Brasile anche si fa questa differenza, ma con il gioco e i campioni in campo, questo aspetto non pesa”.