Il centrocampista della Roma Jordan Veretout ha commentato a L'Equipe l'emergenza coronavirus in Italia. Queste le dichiarazioni del mediano francese.

Coronavirus, le parole di Veretout

 "Quando mia figlia mi ha chiesto se poteva uscire in giardino, le ho risposto che c’è una piccola bestia nell’aria, ma poteva  giocare in casa. Roma, ora, è una città morta. Di solito è una città sempre affollata, occupata. Le grandi piazze, il Vaticano, solitamente sono sempre piene. Nel mio quartiere c’è sempre rumore di fondo. Lì, quando esco in giardino con le mie figlie, c’è una sensazione di vuoto, di niente, è un po’ spaventoso. Ma viviamo così ora. La situazione è molto grave. Senza la mobilitazione di tutti non ne usciremo".

Sulle giornate a casa

"Con le mie figlie realizziamo disegni, giochi da tavolo, abbiamo organizzato una caccia al tesoro. Balliamo e giochiamo nascondino. Quando i giochi saranno finiti, le mie figlie mi taglieranno i capelli. In questo momento, anche loro sono in quarantena. Spieghiamo alla più grande perché dovremmo rimanere in casa, provando a non spaventarla troppo".

Tornare in Francia?


"Se l'ho mai pensato? No, perché abbiamo continuato ad allenarci per diversi giorni. Per me e la mia famiglia era un grosso rischio".

Sulla reazione della squadra

"Abbiamo continuato ad allenarci fino alla vigilia del match con il Siviglia. Al centro di allenamento l’attenzione era molto alta, c’era un ambiente particolare. Tutti i dipendenti avevano guanti e mascherine. Niente più pasti di gruppo ma individuali, non ci potevamo salutare.

Il calcio è la mia passione, quindi mi manca. Quelle abitudini, con allenamento e partite, sono la mia vita. Abbiamo un programma di allenamento basato su corse e altre cose ma che non sostituisce una sessione collettiva e il piacere del gioco. E il calcio riguarda le emozioni da condividere con il pubblico. Mi manca".

Veretout (Getty Images)