Il coming out di Jakub Jankto, giocatore ceco e vecchia conoscenza del calcio italiano, ha avuto diverse reazioni nel mondo del calcio. Il sostegno di molti e l'indifferenza di alcuni: due visioni completamente opposte della faccenda. Intervenuto ai microfoni de Le Iene, il calciatore ha detto la sua dopo gli ultimi eventi.

Intervista Jankto: il coming out e l'omofobia

Di seguito un'anticipazione dell'intervista che andrà in onda questa sera:

"Come sto? La decisione, dopo 27 anni, è abbastanza importante e sono felicissimo. Che cosa è successo dopo il coming out? Per alcuni è una rivoluzione, per me è una cosa assolutamente normale. Le persone mi hanno applaudito, l’abbiamo visto ieri sera, nella prima partita dopo il coming out. Le sensazioni sono top. Ho postato su Instagram che, dopo tanto tempo, avevo giocato con il sorriso. Puoi vincere, fare tripletta, puoi fare gol però con il sorriso. Timore di cori omofobi su di me? Soprattutto quando giochi fuori casa ti vengono a dire certe parolacce, gli ultras sono così. Se è stato difficile dirlo? Madre mia, sì! Dopo 26 anni con quella barriera non puoi vivere come vuoi e dopo quel coming out mi sento veramente libero ed è straordinario. Tanta gente ha paura di mettere “fuori” quella cosa. Per questa gente andiamo anche ad aiutare. Ripercussioni su mio figlio e la mia ex compagna? Io vado a proteggere anche mia moglie, poi per quello che fanno gli altri non posso fare tanto. Lui ora ha 3 anni e mezzo e spero che quando ne avrà 7/8 ci sarà più libertà. Se penso che il mondo del calcio sia omofobo? Sicuramente un po' sì perché se sono io il primo calciatore è così. Le parole di Sarri? ('Il calcio è diventato uno sport per fr**i', ndr). Queste parolacce mi sembrano un po’ eccessive, come ha detto Claudio Ranieri, siamo tutti una famiglia".