Juventus Stadium: i bianconeri di Sarri, primi in classifica, contro l’Atalanta, ancora una volta realtà ambiziosa del campionato. Questo avrebbe proposto il turno di Serie A di ieri. Una sfida che, da qualche anno, ha sempre qualcosa di speciale: vede di fronte due degli attacchi più affascinanti del campionato, forse i più completi per qualità e numero di alternative a disposizione dei due allenatori. Mette una contro l’altra la regina del calcio italiano e la Dea. La forza rivoluzionaria. Due realtà dal paragone improponibile per fatturato, monte stipendi, bacino d’utenza. Ma che a livello sportivo si sono avvicinate. E che, tra l’altro, sono entrambe ancora in corsa anche in Champions League. La partita, naturalmente, non si è giocata. Ci sarà tempo per farlo. La Gazzetta dello Sport ha provato a immaginarla con Cesare Prandelli, un tecnico che conosce benissimo il pianeta bianconero e il mondo Atalanta. Ha giocato con entrambe, poi con la Dea è cresciuto come uomo e come allenatore. Ecco le sue dichiarazioni:

Che gara sarebbe stata? 

«La solita partita spettacolare. La Juve è la Juve. Era e resta la favorita per la conquista di un altro scudetto. Sa che ho perso il conto di quanti ne hanno vinti consecutivamente i bianconeri? Ma l’Atalanta è entrata in una nuova dimensione. E’ competitiva con qualsiasi avversario».

In passato erano due società molto amiche.

«Ne sono stato testimone. Negli anni Settanta-Ottanta le due proprietà erano legate tantissimo. Tra Bortolotti e Boniperti c’era affetto e una grandissima stima professionale. Certi valori, figli di questi due fantastici presidenti, sono stati tramandati nel tempo».

La Juve, al momento dello stop, era in testa alla classifica.

«La squadra di Sarri è ancora la più forte. E, di conseguenza, è ancora la favorita per la conquista dello scudetto. Però questi due mesi senza allenamenti avranno effetti che sono imprevedibili».

In che senso?

«Come reagiranno i giocatori a questo periodo senza calcio agonistico che non è paragonabile neppure alla sosta estiva? Come sarà giocare tutte le partite in stadi vuoti? Magari con tre gare alla settimana e con un caldo estivo? Insomma, è un salto nel buio che può rimettere in discussione sia la corsa scudetto che la lotta retrocessione. Squadre che pensavano di essere già salve faranno bene a tenere gli occhi aperti».

La Lazio è la più vicina in classifica ai bianconeri.

«E se il campionato non si fosse fermato avrebbe veramente avuto tante possibilità di vincere il titolo. La squadra di Inzaghi era in totale fiducia. Ma come ripartirà? E lo stesso vale per l’Inter, che è in leggero ritardo ma può capovolgere l’attuale classifica».

Ma torniamo a Juve-Atalanta: Dybala in campo o in panchina?

«Già l’estate scorsa mi avevano posto la domanda: l’argentino è o non è una pedina insostituibile nel progetto bianconero? Se vi ricordate, a quei tempi si parlava della possibilità che potesse essere ceduto. Io dissi allora, e lo ripeto oggi, che prima di rinunciare a uno con i colpi di Dybala ci penserei non una, ma mille volte».

Il problema, a volte, è la sua collocazione.

«Ho sempre pensato che i sistemi di gioco sono figli dei giocatori che un allenatore ha a disposizione. Non riesco a pensare che Dybala sia un problema. Anzi, chi ha Ronaldo e Dybala può solo essere contento».

Higuain invece forse oggi non ci sarebbe stato visto che ha tanti problemi, anche personali, che lo legano alla sua Argentina.

«Dal punto di vista umano lo stato d’animo del Pipita è comprensibile. Ma il mondo del calcio ha questa sensibilità? Inoltre, non so bene tutti i dettagli di questa storia».

Alla ripresa del campionato potrebbero essere introdotte le cinque sostituzioni.

«Questa regola regalerebbe un grande vantaggio alla squadra di Sarri. Tutte le grandi hanno rose ricche, ma a livello di qualità la Juve non ha rivali».

La nuova Atalanta ha cambiato pelle.

«Ormai non è più una provinciale. Stupisce di anno in anno. Sa cosa mi ricorda questa Dea?».

Prego.

«Quando ero alla guida della Fiorentina, che era riuscita a salire a livelli importanti nel calcio italiano, dissi che eravamo diventati la seconda squadra per molti innamorati di calcio. Per qualità di gioco e anche per i valori che portavamo in giro per l’Italia. Questo vale oggi per l’Atalanta: la Dea ha scoperto di avere tantissimi nuovi amici».

La squadra della famiglia Percassi continua a crescere.

«I tifosi possono sognare lo scudetto. Si, avete capito bene: lo scudetto. Se non verrà smantellato questo gruppo di lavoro, e non vedo perché dovrebbe esserlo, la formazione di Gasperini può centrare nei prossimi anni un obiettivo straordinario. E sarebbe un risultato bello per tutto il nostro calcio».

L’Atalanta si è concessa addirittura il lusso di cedere Kulusevski alla Juve.

«Perché c’è programmazione. Certe scelte sono figlie di un percorso. Sapete cosa vi dico? Dopo il Covid-19 certe spese folli, almeno nei primi tempi, non saranno più possibili per le aziende calcio. Quindi la differenza la farà più che mai l’abilità di scegliere bene».

L’Atalanta può dare lezioni a molti in questo senso.

«Vorrei ricordarvi che ha comprato Ilicic dalla Fiorentina per circa sei milioni. E guardate il monte-stipendi della società nerazzurra: non è neppure da zona Europa. Invece anche quest’anno ha tutto per conquistare un posto in Champions».

Intanto è ancora in corsa per la Champions in corso.

«Qualcuno si è stupito dei risultati ottenuti da Gomez e compagni. Ma, scusate, non dicevamo da tempo che l’Atalanta è la squadra più europea d’Italia? E allora dove sta la sorpresa? La Dea ha qualità e fisicità. Può farsi valere anche in Champions».

Quando si giocherà veramente Juve-Atalanta?

«Non lo so. Non capisco tutta questa fretta di ripartire. Mi piaceva l’idea di dilatare il campionato fino al 31 dicembre. Credo che sarebbe giusto tornare a giocare quando ci saranno le condizioni sanitarie giuste e anche il clima giusto nel Paese».

E la partita vera come finirà?

«Quando Juve e Atalanta scenderanno in campo di sicuro sarà una grande partita. Come capita, ormai, da tempo. La Juve è la Juve, ma ormai la Dea ha una dimensione di valore assoluto».