Personaggio mai banale e, a dispetto del tenore dei suoi video Instagram, neanche così superficiale come qualcuno vorrebbe insinuare. La sa lunga, Dani Alves, e 33 titoli in carriera non si vincono di certo per caso. Intervistato da Abc, quotidiano spagnolo, il terzino brasiliano ha così parlato del suo addio al Barcellona, della sua nuova esperienza alla Juventus e anche di alcuni screzi che, quantomeno mediaticamente, hanno segnato la sua carriera. 


TANTI TITOLO VINTI IN CARRIERA - "Sì, è molto bello ma, come dicono nel film 'Cars', sono solo coppe vuote. Vincere tanti titoli non ti rende una persona migliore o ti dà la felicità. Ti porta una vita falsa. Uno deve lottare per i suoi obiettivi, ma una volta raggiunti, deve dimenticarseli e cercarne di nuovi. Per questo non mi sono mai fatto 300 foto con la Champions. E' solo una coppa".

L'ADDIO AL BARCELLONA - "A me piace essere amato. Se non mi vogliono, me ne vado. Andarmene gratis dal Barcellona fu un colpo di classe. Nelle ultime tre stagioni sentivo sempre che io ero fra i partenti, ma i dirigenti non mi dicevano mai nulla. Con me furono falsi e ingrati, non ebbero rispetto. Mi offrirono il rinnovo solo quando arrivò la squalifica del mercato da parte della Fifa. E allora io firmai, ma con la clausola di uscita gratis. Quelli che dirigono oggi il Barça non sanno come trattare i loro giocatori".

ALLA JUVE POSSIAMO VINCERE LA CHAMPIONS - "Io sono un vincente, e la Juve lo è: è una squadra che può insegnarti sempre qualcosa, e che è sempre in lotta per un titolo. Qui sono felice, e ho nuovi compiti e obiettivi in una grande squadra. Abbiamo le qualità per lottare per la Champions, senza dubbio. Ma qui sono molto superstiziosi e bisogna dirlo a bassa voce. Andiamo avanti passo dopo passo: prima il Porto, poi vedremo".

I GIORNALI DI MADRID E BARCELLONA - "Fanno giornalismo da bar, da social network. Tutti i miei problemi con Cristiano Ronaldo sono nati per colpa loro. Credeva avessi parlato male di lui, per una intervista riportata male, e non mi salutò al Pallone d'Oro 2015. Ma io lo rispetto. Altro discorso sul Real di Mourinho: non sapeva perdere e giocò sporco".