Nell'ambito del Social Football Summit che si è tenuto a Torino, è intervenuto anche Mattia Perin all'interno di un panel dedicato all'aspetto del mental coaching e all'importanza della salute mentale per un atleta professionista. 

Perin e la cura della salute mentale 

"Ho capito quanto possa essere importante l'aspetto mentale non solo nello sport ma soprattutto nella vita quotidiana. Ho iniziato con Nicoletta Romanazzi grazie al mio agente Alessandro Lucci, stavo attraversando un periodo delicato, stavo pensando di smettere di giocare a calcio dopo tanti infortuni e non trovavo più la felicità nel giocare. Alessandro Lucci mi disse: 'Appoggio questa tua scelta, datti una possibilità e fai una chiacchierata con Nicoletta Romanazzi'. Da quel giorno è iniziato un viaggio, un sentiero. Ho imparato a conoscermi, so bene quello di cui ho bisogno, so come trovare l'equilibrio. Nicoletta riesce spesso a trovare la chiave di volta per sbloccarmi e permettermi di essere il più performante possibile nello sport e nella vita".

Assenza di dialogo 

“La parola è una magia. Uno dei problemi della società moderna è che siamo meno empatici e dialoghiamo meno, i non detti creano frizioni, poi allontanamenti. Lo stesso vale nello spogliatoio. C'è stato un grandissimo passo indietro. Quando ho iniziato giocavo con gente del 74-75-76, ora del 2005, 2006... c'è stato un grande passo indietro dello standing umano. Adesso si fa fatica a trovare il tempo e il momento per dialogare tra noi compagni, per condividere gli stati d'animo. Anche solo, beviamo un caffè insieme. Oggi stiamo perdendo dialogo ed empatia tra di noi".

Lavoro della Juventus 

"La Juve mette a nostra disposizione Beppe Vercelli. Lui è un grandissimo psicologo e anche nel settore giovanile ci sono degli psicologi".