L’ex giallorosso Alessandro Florenzi è intervenuto ai microfoni di Sky Sport per parlare della parte di stagione passata con il Valencia, di vari retroscena di mercato, dell'addio alla Roma ma anche del futuro imminente. Queste le sue dichiarazioni.

Queste le parole di Alessandro Florenzi

Personalmente sto bene e qui mi trovo molto bene. Sono in casa come tutti e ho la fortuna di godermi le mie creature come non ho mai avuto modo di fare. Mi alleno con quello che mi ha messo a disposizione la società. La Spagna ha più o meno la stessa situazione italiana, forse siamo riusciti ad andare un po’ prima in quarantena e per questo il contagio è stato minore“.

Su Valencia-Atalanta come partita scatenante del contagio

"Voglio ringraziare prima di tutto la varicella. Non l’avevo mai avuta ed è arrivata al momento giusto. Quella partita qualcosa ha fatto. Il ritorno è stato surreale per tutti, perché era la prima volta per noi giocare a porte chiuse. Non so neanche se si doveva giocare la seconda partita, perché ad esempio Getafe e Roma hanno deciso di non andare in trasferta per aumentare il contagio. Non so però se sia stato dovuto a quella partita.

Sull'esperienza all'estero

"Ho sempre avuto in mente di fare una esperienza all’estero. E’ venuta fuori questa possibilità dopo aver parlato con Fonseca delle sue idee. Il mister mi ha espresso il suo pensiero, una decisione che alla fine ha fatto bene a tutti. Ho chiamato anche Mancini, che è stato molto aperto e mi ha detto che l’importante era che giocassi, non dove lo avessi fatto".

Sul futuro

"Non lo so sinceramente. Questo virus mi ha insegnato una cosa. Mi sono sempre fatto molti progetti nella vita. Ora invece vivo giorno per giorno, mi ha insegnato a capire cosa la vita può darmi ogni giorno. Ora voglio finire la stagione e raggiungere i miei obbiettivi con i miei compagni. Poi vedremo e affronteremo tutto senza problema. Prima invece avevo un po’ più di ansia. Tornare alla Roma? Non lo so. Dobbiamo aspettare che finisca il prestito al Valencia".

Sull'essere capitano della Roma

"Ogni bambino ha dei sogni. Fino ad ora li ho fatti quasi tutti. Volevo giocare a pallone, farlo nella città in cui tifavo e diventare un giocatore importante e capitano. Volevo giocare in nazionale, giocare in Champions e segnare dei gol. Manca ancora qualcosa: vincere un trofeo importante con il club, con la nazionale e mi manca giocare il mondiale. Non sarebbe male fare anche questo.

La fascia da capitano è stata per me un grande orgoglio perché sono arrivato dopo Totti e De Rossi. Nessuno sarà mai come loro, da qui forse fino alla fine della Roma. Detto questo da loro ho imparato una grande cosa. Che la Roma viene prima di tutto e io ho sempre cercato di fare questo, mettendo la Roma davanti a me. Ho continuato ad allenarmi a duemila all’ora senza dire una parola e rispettando i ruoli. Un qualcosa che per me è fondamentale. 

Il rispetto delle persone e del loro lavoro. Il mister è stato molto chiaro in questo: Fonseca è uno dei più grandi allenatori che ho avuto calcisticamente parlando. Il problema è che ci può stare che io non piaccia a lui in quel determinato ruolo. E che lui si aspetti altro da me. Ho un gran rapporto con lui e lui chiaramente mi ha detto che non sapeva quanto spazio mi avrebbe potuto dare".

Sull'offerta dell'Inter

"E’ una storia che inizia molto prima. Non ho rifiutato solo l’Inter, ma anche altre squadre italiane importante. L’ultima però è stata l’Inter che ho rifiutato, dicendo di no a una offerta molto importante. Mi sentivo però di continuare alla Roma, consapevole che non avrei avuto la stessa opportunità economica, perché sapevo che certe emozioni non le avrei provate da nessun’altra parte. Ho scelto con il cuore e lo rifarei".

Sul nuovo protocollo per tornare in campo

"Penso che sia un protocollo che può andare bene, soprattutto perché si comincerebbe a rivedere il campo. Che ci manca tanto. Spero venga fatto tutto nel migliore dei modi cercando di non avere un contraccolpo, che sarebbe una catastrofe. Immagino i problemi della Serie A, della Liga, perché ci sono soldi in ballo che potrebbero far fallire molte società, soprattutto in Serie B e in Serie C. Penso anche alle categorie dilettanti".