Montolivo, Lapadula, Kondogbia, Hernanes, Zaza. Sono tanti i calciatori della nostra Serie A che Cesare Prandelli, da qualche settimana sulla panchina del Valencia, vorrebbe con sé in Liga. L'ex CT della Nazionale al Corriere ha parlato però soprattutto della sua esperienza azzurra. Ecco alcuni stralci delle sue dichiarazioni.
L'ARRIVO IN SPAGNA - "Valencia è un città solare, che sa sdrammatizzare. Certo, anche qui il calcio è una passione forte e sono esigenti. È un gruppo giovane, la base tecnica è buona, bisogna dare un’idea di gioco, imparare a verticalizzare. Lo fa pure il Barcellona. In Spagna vogliono giocare sempre. Qui gestire il risultato è una vergogna. A me piace, chiaro, ma si soffre molto di più".
UN PROGETTO TECNICO ITALIANO - "Mi piacerebbe fare il responsabile di un progetto tecnico. Obiettivi: seminare con forza nei settori giovanili: obbligherei a investire, far giocare i nostri ragazzi, valorizzare il patrimonio. Quando ero io c.t. gli italiani in serie A erano il 38% del totale".
IL RAPPORTO CON BALOTELLI - "Mai più sentito. Il nostro rapporto è stato molto forte. Ora lui è ancora arrabbiato con me e lo capisco. Ma il tecnico deve dire dei no per far maturare un giocatore. Mario deve capire che cosa vuole fare: se la sua priorità è il calcio può diventare ancora uno dei primi cinque al mondo. Non è stato sopravvalutato, ma il punto è se vuole fare la professione al 100% sempre, non una tantum".
LA MALEDETTA FINALE CON LA SPAGNA - "Quella partita non l’ho potuta preparare: avevamo fatto trasferimenti lunghi e zero allenamenti, e avevamo subito infortuni. Non ho potuto capire chi era pronto e chi no. L’ho ammesso e mi hanno criticato. Ma comunque loro erano i più forti di tutti".
LE DIMISSIONI DOPO IL FLOP NEL 2014 - "Era giusto farlo, anche se altri c.t. non l’hanno mai fatto. A me però hanno detto che sono scappato. Ma scappato da cosa? Non c’era più la presidenza federale, partiva un nuovo ciclo, avevamo fallito, che cosa dovevo fare? Ho lasciato sul tavolo due anni di contratto e quattro milioni. In quel periodo collaboravo con varie associazioni benefiche: dopo il Mondiale mi hanno gettato via, tradito. Umanamente lo trovo sconvolgente".
COLPA, ANCHE, DELLA POLITICA - "Dal giorno in cui ho detto che votavo Renzi tutto è cambiato. Eppure avevo solo detto ciò che pensavo. Il calcio è pieno di paraculi. La politica? Meglio di no, anche lì bisogna essere un po’ paraculi…".
IL POSSIBILE ARRIVO ALL'INTER - "C’erano delle voci, diciamo solo così. Contatti con Suning? Solo per la sua squadra cinese. Incontro interessante, con ottime persone. Però decidere di trasferirsi in Cina è complicato".