Il suo rapporto con il Milan è finito con la giusta nostalgia ma senza troppi rimpianti. Giampaolo Pazzini riparte da Verona, dove ritrova l'amico di sempre Luca Toni e l'allenatore che lo ha lanciato, Mandorlini. Ma non per questo il Pazzo si è risparmiato dal togliersi qualche sassolino dalla scarpa: intervistato dalla Gds, il centravanti ha così commentato l'ultimo anno e mezzo in rossonero e, soprattutto, il suo rapporto con Inzaghi.
IL RAPPORTO CON INZAGHI - "Abbiamo fatto diverse discussioni pacate e altre molto meno pacate. Dopo l’ultima, decisamente animata, ho deciso di chiudere l’argomento e continuare a fare il mio lavoro. Il 10° posto è una conseguenza di una serie di aspetti un po’ trascurati, oltre ai tanti infortuni. A un certo punto sono venute meno le certezze. In qualche circostanza avrei potuto farmi sentire di più, affrontare il problema in modo più diretto, invece di aspettare e basta. Il mio rammarico è stato non aver giocato di più quando me lo sarei meritato. Tra l’altro fisicamente sono sempre stato bene".
I RICORDI POSITIVI - "Con Allegri. Con Mandorlini è stato l’allenatore con cui mi sono trovato meglio in carriera. Ha un grande pregio: una enorme capacità di equilibrio e serenità, che trasmetteva alla squadra quando le cose non andavano bene".
IL RAPPORTO CON MANDROLINI - "È il mister che mi ha lanciato all’Atalanta, ritrovo un punto di riferimento. Sa cosa posso fare e dare. Diciamo che, prima della firma, qualche telefonata me l’ha fatta".
IL RAPPORTO CON TONI - "A Firenze l’abbiamo già fatto a fasi alterne, riuscendoci discretamente. Io gli giravo intorno, da seconda punta. Ci sarà la piena disponibilità di entrambi per fare meglio possibile, accettando le scelte del mister. E poi con Luca i problemi sono a zero. E’ mio fratello, il mio testimone di nozze, in campo è una leggenda".