Un riconoscimento importante per Roberto De Zerbi, che a Roma ha ricevuto il premio Bearzot, anche in relazione alla difficile situazione che ha dovuto affrontare con il suo Shakhtar.

Le parole di De Zerbi

L'ex allenatore del Sassuolo ha parlato così ai microfoni di Sky Sport.

"I meriti sul campo vanno e vengono a seconda dei risultati, mentre questo premio mi rende molto orgoglioso. Devo felicemente condividerlo con il mio staff. Mi sento di dire che non credo che abbiamo fatto qualcosa di straordinario, ma abbiamo fatto le cose giuste, che andavano fatte. Per noi è stato naturale fare quello che abbiamo fatto".

Sui contatti con l'Ucraina

"Siamo tornati pochi giorni fa da una tournee in cui c'erano solo gli ucraini, Marlon e Salamon. L'abbiamo fatta per portare tutti fisicamente fuori dal paese, perché altrimenti non potevano uscire. Il ricavato andrà tutto al popolo ucraino".

Sulle speranze per il futuro

"Non so che sviluppi ci saranno; sono in attesa, ma non tanto dal punto di vista contrattuale. Ho il permesso e l'invito a trovarmi un'altra squadra, ma sto aspettando. Per me sarebbe importante provare a fare lì un altro anno per chiudere una ferita di una squadra che mi è stata strappata dalle mani e smembrata da cause non calcistiche".

Sulla Serie A

"I calciatori sono quelli che fanno vincere le squadre; gli allenatori sono importanti, nel bene o nel male ma sono i giocatori che esprimono le idee in campo dell'allenatore e della società. Il Milan è l'emblema di questo grande lavoro fatto in tre anni ottimi da parte di Stefano Pioli. E il Milan è arrivato a questo con idee concrete e scelte forti, a volte anche impopolari. Arrivasse lo Scudetto, sarebbe più che meritato".

Sul ritmo delle italiane

"Io non faccio distinzioni tra allenatori giovani o anziani, ma tra allenatori bravi e non bravi, o capaci e non capaci. Ancelotti ha dimostrato che l'età conta pochissimo. Il nostro calcio ha bisogno del ritmo, ma questo arriva in conseguenza al talento. La Serie A ha bisogno del talento prima di tutto".

Sul Parma

"Non li ho sentiti. Anzi, per ora non ho avuto contatti con nessuno. Ovvio che sono italiano e adoro l'Italia, ma il lavoro per me ricopre una veste importante e cerco le condizioni migliori per allenare. Se fossero in Italia, sarei più contento".