«Dopo? Sarà bellissimo... E quel dopo arriverà presto». Il messaggio di ottimismo e di speranza non arriva da uno scienziato o da un virologo, non rassicura la nostra mente con dati scientifici, ma accarezza il cuore e l’anima e dà comunque forza perché proviene da un uomo che sa cosa significa la lotta, il sacrificio, la paura, il coraggio, la resistenza e poi la vittoria del tornare alla vita. Sinisa Mihajlovic parla dalla sua casa di Roma in un'intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport. Ecco le dichiarazioni dell'allenatore del Bologna:

Sinisa com’è la vita in casa?

«Per me piacevole. Non sto sminuendo né i pericoli del coronavirus, che debelleremo, né l’ansia di chi magari non è abituato a stare chiuso in casa. Anche mia moglie Arianna sembra un leone in gabbia: fa l’uncinetto poi si alza, poi lo riprende, poi va in cucina, poi in camera, poi torna... Si muove più lei di certi calciatori in campo (ride, ndr). Esce solo per fare la spesa. Ognuno ha il suo vissuto, non faccio paragoni. Ma secondo te dopo aver vissuto due guerre, le bombe che potevano distruggerti la casa, i coprifuoco, sarà mai un problema stare a casa, sul divano davanti alla tv, leggere un libro o andare in terrazzo a fumare? Dopo mesi in ospedale stare in casa con la mia famiglia intorno è un privilegio... Dopo la malattia ho detto spesso che ogni cosa ha riacquistato per me valore e mi sembra bellissima: una boccata d’aria, una doccia con l’acqua che ti scende sul viso, un panorama. Io ormai apprezzo ogni singolo momento della mia vita. Oggi posso aggiungere qualche aspetto derivante dallo stare in casa...»

Parliamo di calcio: rush finale fino al 30 giugno? Saltano gli Europei? Play-off e Play-out? Cosa si aspetta?

«Mi aspetto che il campionato finisca. Bisogna spostare gli Europei e far finire i tornei nazionali e le Coppe. Lo vogliono le federazioni, i club, le tv che hanno pagato i diritti. È giusto terminare ciò che si è cominciato. Dovremo valutare anche da quanto siamo fermi e dovranno darci un paio di settimane per riprendere il lavoro fisico prima di ripartire a giocare. Faremo meno vacanze, ci sarà qualche sacrificio in più ma chissenefrega...».

Giusto fermare gli allenamenti?

«Certo. E ancora più giusto sarebbe stato fermare molto prima anche il campionato. La gente non si è resa conto del pericolo, non ha capito. Ma una cosa è la gente e un’altra chi ha il potere di decidere e soprattutto le informazioni scientifiche per farlo. Vivo in Italia da una vita, i miei figli sono nati qui, questa dopo la Serbia è la mia seconda casa e quando ne parlo, anche se esprimo una critica, lo faccio con affetto. Però è incredibile come in Italia le decisioni vengano prese sempre a metà. Non sono mai decise fino in fondo, c’è sempre una scappatoia. Ognuno interpreta le regole a modo proprio. C’è poco coraggio. La scelta di chiudere tutto doveva essere fatta prima e in maniera netta, invece c’è stato un decreto al giorno, un pezzetto alla volta. Proprio perché si conosce la mentalità del Paese, che tende un po’ a dribblare le regole, bisognava essere netti sin dall'inizio. Spesso qui le persone rispettano le regole quando si mettono paura, come in questo caso. Ogni Paese ha le sue caratteristiche, gli italiani sono geniali, conoscono l’arte e il gusto del vivere, sono svegli, ma se vuoi imporgli le cose o lo fai in modo netto oppure ti sfuggono da tutte le parti. Ma si compattano e ritrovano l’orgoglio nel momento delle estreme difficoltà. Anche nel calcio è così, guardi gli ultimi due mondiali vinti...».

Freeziamo la classifica di A ad oggi. È giusta?

«Sì, secondo me si».

Sinisa Mihajlovic sotto la Curva Nord dell'Olimpico (Getty Images)

Juve-Inter cosa ha detto?

«Che la Juve è ancora la più forte di tutte e quando ci sono queste partite non le sbaglia, come si è visto sia all’andata che al ritorno. L’Inter ha comprato tanti giocatori ma è ancora dietro. Nonostante la Juve stia facendo peggio dello scorso anno e l’Inter invece meglio, il gap resta molto ampio».

Lei ha incontrato la Lazio nell’ultima di campionato: come l’ha vista?

«Bene, sta facendo una stagione strepitosa».

Le è stata tributata anche una grande festa all’Olimpico.

«Mi ha emozionato. Ringrazio i tifosi e anche la società che nella “vip zone” ha messo sotto teca, per mostrarle, tutte le maglie che ho indossato nei miei anni biancocelesti, un omaggio non credo per tutti. Diciamo che quella contro la Lazio è la partita che mi è spiaciuto meno perdere».

Secondo lei può vincere lo scudetto?

«Se il mio Bologna batterà la Juve alla ripresa del campionato sì...».

Il Bologna però ha un po’ frenato ultimamente. Perché?

«Siamo stati pieni di assenti. Non so perché, ma siamo la squadra più ammonita del mondo... Eppure io non ho 11 Mihajlovic in squadra che menano. Capisco che sia più facile ammonire dei ragazzini invece che dei campioni, ma noi siamo bersagliati. Ogni giornata 3-4 gialli e quindi tante squalifiche. Con l’Udinese ci mancavano 11 giocatori. E a noi quando ne mancano un paio è già un problema».

Barrow, acquistato a gennaio, si è inserito bene...

«Sì, ma deve migliorare molto nella cattiveria. Fa quello che Dio gli ha dato, ma ci mette ancora troppo poco del suo. Viene da un Paese povero, deve ritrovare quella fame e quella umiltà tipica di chi viene da Paesi che hanno sofferto. Ci sto lavorando molto dal punto di vista mentale. Come con Orsolini. So che il carattere non si può cambiare, ma si può migliorare: io nel caso loro glielo voglio peggiorare, rendendoli più cattivi nel senso sportivo del termine».

La cattiveria agonistica, una delle qualità di Ibrahimovic che lei voleva a Bologna a fare da chioccia ai suoi ragazzi. Ora nel Milan c’è un bel caos, si sarà pentito di non essere venuto da lei?

«Non entro in casa d’altri. A Ibra avevo solo detto che a Bologna si sarebbe divertito di più che a Milano, nonostante l’importanza del club e della città. Lo penso ancora. Ma ormai è andata così. A Zlatan augurerò sempre il meglio».