Intervenuto ai microfoni del Corriere dello Sport, il tecnico del Cagliari Fabio Pisacane ha parlato del suo lavoro in rossoblu, con 10 punti all'attivo dopo le prime undici giornate di campionato.

Cagliari, le parole di Pisacane

"Il Cagliari è la terza più giovane per media d’età dei giocatori utilizzati, eppure abbiamo sbagliato solo la partita con il Sassuolo. Fiducia nei giovani, senza protezione eccessiva, e la guida di qualche “vecchio” giusto come Mina, Luperto, Deiola, Pavoletti. Non abbiamo ancora tirato fuori tutto il nostro potenziale tra infortuni e condizione, ma mica si può fare in tre mesi. Oltre la vittoria bisogna crescere ogni volta: l’obiettivo è questo.  

Guardo partite su partite, qualsiasi serie, qualsiasi nazione, e ogni volta cerco di rubare un’idea: mi piace vedere come difendono in Scozia o come costruiscono in Premier o in Serie C. Ho fatto un percorso di formazione a Salisburgo, credo nell’intensità e nel ritmo del calcio internazionale, ma sono di scuola italiana. Bisogna evolversi restando fedeli ai propri principi. L’obiettivo è la salvezza. Meglio se il prima possibile. Cagliari merita di restare dov’è, la sua dimensione naturale. Quaranta anni a gennaio? Importante, sì. Ma parto da un principio: festeggerò 26 anni perché nel 2001, dopo la malattia al sistema nervoso, sono rinato la seconda volta".

La sindrome di Guillan-Barré

"Ero al top, nel meglio, uno scugnizzo vicino al sogno di fare il calciatore. E all’improvviso, paralizzato e in coma. Ho visto la morte, ma la malattia è venuta per completarmi mica per ammazzarmi. Mi ha fatto uomo e guerriero, mi ha responsabilizzato, formato e privato delle classiche ansie e pressioni adolescenziali, insegnandomi subito i valori che oggi provo a trasferire ai miei figli quando piangono o si deprimono per un gol sbagliato a calcetto o un brutto voto a scuola. Cose inutili".  

La sfida col Genoa

"Un tasto sentimentale, una partita particolare: all’ospedale San Paolo di Savona devo tutto, è dal Genoa che sono partito ed è a Marassi che ho giocato la mia centesima in A. È contro la Samp, a Genova, che ho guidato per la prima volta la Primavera del Cagliari da allenatore di ruolo. In quella città ho imparato tanto: i primi sogni, la forza del leone quando arrivai da una scuola calcio di Napoli, il dolore. C’è tanto dentro. Oggi la vivo con più equilibrio".  
 
Ho avuto l’onore immenso di segnare l’ultimo gol al glorioso Sant’Elia: il primo Gigi Riva, l’ultimo io... Vi rendete conto? Anche la mia carriera è iniziata per un dettaglio e un uomo: Carmine Tascone mi cambiò ruolo, da attaccante a difensore. M’incavolai di brutto, la presi malissimo, ma ho il pregio di ascoltare chi capisce più di me. Spero di non cambiare mai. Come si dice: fattélla cu chi è mmeglio ‘e te e fance ‘e spese.

Volevo essere come Batistuta, il Re Leone che inforcava la bandierina, e ho avuto tutto da Pisacane. Ero e sono ancora tifoso del Boca: scoprii per caso i dvd nel retro di un’edicola dei Quartieri, il legame con Maradona. Con il tempo m’innamorai di Riquelme e Palermo".  

Il rapporto con Cagliari

"Una città fantastica: è casa mia da undici anni, sono cagliaritano d’adozione. È calcio e lavoro, famiglia: i miei figli Andrea, Francesco, Matias e Marco sono tutti arrivati qui a pochi giorni dalla nascita. È cuore e anima, un capitolo fondamentale della mia storia. Ho comprato casa al Bastione, c’è tutto. Sono a due passi dal mare e dentro la vita.

In undici giornate ho già sfidato tre allenatori scudettati: Conte, Sarri, Pioli. Mi mancano Allegri e Spalletti. E ogni volta non è un confronto con il loro nome, ma con il loro valore: sento di vivere un qualcosa che ho meritato, non è fortuna o casualità anche con soli due anni di Primavera alle spalle. Con i giovani è più complesso, credetemi: bisogna studiare le generazioni, il calcio è cambiato come la vita. È in evoluzione. Ma restano i valori, innanzitutto il rispetto".

Pisacane su Conte

"Un allenatore enorme, la sua storia parla per lui: non ha mai regalato un minuto del suo lavoro e se si parla di permesso, vuol dire che è concordato con il club. Ci sono momenti in cui devi gestire la squadra e anche te stesso o esigenze che all’esterno non si vedono: la verità sta nel centro sportivo e nessuno può varcare quella porta".  

Pisacane su Palestra, Caprile e Mina

"Palestra ha prospettive importanti, ma il calcio è una fabbrica di illusi: ora è sulla bocca di tanti ma deve rimanere se stesso e lav o rare più di quanto non stia facendo. La base fa ben sperare, ma deve farne di strada. Il Cagliari ha altri giovani importanti che devono ragionare come deve fare Marco: Obert viene dal settore, Idrissi dall’Academy, Prati ha talento. Davanti hanno un grande futuro.

Caprile è un leader, ha talento e personalità. La meritava. È un grande lavoratore, molto attento i dettagli, arriva per primo e va via per ultimo. Deve continuare c osì. È un enorme piacere essere parte di questo suo percorso di crescita. Mina è un giocatore simbolo per carisma e voglia di combattere. È brutto che sia stato messo alla gogna mediatica: in passato c’erano giocatori violenti sul serio, tra morsi, testate e interventi durissimi, e allora perché non dire che il nervosismo di Morata nasce dall’incrocio con un campione? Yerry vive una partita nella partita con mestiere ma senza violenza. Quello che sta accadendo con lui, oggi, è anche un’offesa al Var. Non vorrei che gli fosse impedito di giocare le sue partite come ha sempre fatto".