Alessio Dionisi dà la carica. In vista di Sassuolo-Napoli, il tecnico dei neroverdi ha parlato alla "Gazzetta dello Sport".
Sul Sassuolo di oggi
«Saremo guariti quando ci confermeremo negli atteggiamenti e nelle prestazioni come squadra. La continuità fa la differenza. Non bastano poche partite, anche se per me il cambiamento non è iniziato con il pareggio di Monza ma con la sconfitta di Firenze. Qual'era la malattia? La carenza di motivazioni. Tocca all’allenatore trasmetterle, insieme all’ambiente e alla società, ma anche i giocatori devono averle dentro. A volte non abbiamo avuto le stesse motivazioni degli altri e questo è grave. Sicuramente qualcuno ha pensato che fossimo meno competitivi. Lo percepivo nell’aria e non lo condividevo: così ci si crea un alibi. E l’alibi è perdente. Poi la stagione è stata complicata anche dai tanti infortuni. Però sono fiducioso perché a Udine abbiamo trovato il modo per superare le difficoltà. Adesso ho una percezione diversa».
Sull'esonero
«Non ho temuto l’esonero, ma so che fa parte del percorso di ogni allenatore. A me accadde alla prima esperienza in panchina, in Serie D con l’Olginatese. Qualche settimana fa ci poteva stare che fossi esonerato, ma non ho pensato a cosa sarebbe successo se avessimo perso a Monza. Cerco di mettermi nella testa di chi deve prendere le decisioni e comunque io mi sento sempre in discussione: adesso come allora. Cerco di capire i ragazzi che alleno. E di essere credibile. In questo lavoro bisogna saper anche trovare le parole giuste al momento giusto. Sul campo ho adottato qualche piccolo accorgimento, ma non sulle idee di gioco o sui principi: più che altro, ho reso più elastica la posizione dei centrocampisti».
Su Berardi
«Senza Mimmo perdiamo tantissimo perché ha numeri pazzeschi. L’unico modo per sopperire alla sua assenza è vederla come un’opportunità per gli altri».
Su Laurienté
«Oggi è un giocatore da Sassuolo e deve chiedersi perché è qui e non in un grande club. Deve alzare l’intensità in allenamento e lo sta facendo».
Su Maxime Lopez
«Maxime doveva far pace con se stesso. E adesso credo l’abbia fatta. Tecnicamente non si discute, ma nel Sassuolo non si può pensare solo alla tecnica e tralasciare il resto. Altrimenti si resta fuori. Mi aspetto che dia di più: se lo fa, gioca».
Sul Napoli
«Il Napoli è nettamente la più forte, è ben allenata, organizzata, in fiducia. Potrebbe andare sotto di due gol e ribaltare la gara senza agitarsi più di tanto. Ho detto ai ragazzi che, da quando ci sono io, il Napoli è la squadra con cui abbiamo fatto meno punti, insieme all’Udinese, e quella con cui abbiamo la peggior differenza reti. Mi piacerebbe cambiare le cose, ma il Napoli in questo momento se la può giocare con le big d’Europa».
Su Osimhen
«Se gli concedi di salire negli ultimi trenta metri ti aggrediscono anche con i terzini. Puoi provare a ridurre gli spazi correndo in avanti, ma se poi cercano Osimhen con un lancio lungo rischiamo di andare in difficoltà. Dovremo essere coraggiosi. All’andata abbiamo perso 4-0, ma creando tanto».
Sul futuro
«Ancora a Sassuolo? Lo spero, ma è una domanda per i dirigenti. Io penso sempre al breve periodo. Se allungo lo sguardo è solo per immaginare il percorso di ciascuno dei miei giocatori nell’arco della stagione e guidarlo a beneficio del gruppo. Per quanto riguarda me, sto imparando quanto sia importante essere uniti per lavorare bene. Le difficoltà ti formano e ti preparano».