La realtà della Serie A, una missione come la salvezza da inseguire e il modello Venezia da esportare anche nel calcio: Paolo Zanetti spiega così l'emozione delle prime settimane in massima serie con la sua squadra e a Sky Sport confida cosa farebbe come fioretto in caso di permanenza in Serie A dei lagunari.
Zanetti e il melting pot Venezia
"Era normale che ci volesse un po’ di tempo per creare un amalgama, creare una squadra. La cosa più importante era creare feeling interno al gruppo. Ci viene chiesto di farlo il prima possibile, penso che si sia creato ma sia normale che serve del tempo, soprattutto dovendolo fare in una lingua diversa: in totale siamo in venti ragazzi stranieri, di quindici nazionalità diverse”.
Zanetti e l'ambiente Venezia
"Sicuramente quando siamo passati sotto al ponte di Rialto dopo la promozione è stato qualcosa di incredibile, che solo a Venezia si può vivere. È qualcosa che non dimenticherò mai per tutta la vita. E inseguo un altro sogno, mi piacerebbe riviverla con una salvezza che sarebbe un piccolo miracolo. Abbiamo un tipo di pressione diversa a quella cui si è abituati, da calcio estero, dove si lavora bene. Il risultato è importante, ma è ancora più importante la crescita dei calciatori. Nelle difficoltà si cerca di combattere, non di distruggere. C’è il progetto di portare il nome di questa città, attraverso la squadra di calcio, un po’ in tutto il mondo, come accade già per Venezia”.
Zanetti e la missione salvezza del Venezia
"Dobbiamo abituarci a giocare con l’acqua alla gola, ogni punto è d’oro per noi. Questa sensazione di pericolo ce la dobbiamo avere sempre. Quando ho iniziato questo mestiere mi sono imposto di essere sempre me stesso, di non scendere a compromessi, di sbagliare con la mia testa, però sono ambizioso. In caso di salvezza? Mi sono già buttato nella Laguna e ho bevuto anche l’acqua, non è proprio il massimo. Ma mi piacerebbe rifarlo, è stato meraviglioso...”.
