Tour de force per Alex Sandro, che dopo le fatiche della Nazionale dovrà giocoforza essere in campo contro la Fiorentina, complici l'infortunio di De Sciglio e la penuria in terzini nella rosa della Juventus. Ciononostante, prima di tornare in Italia, il brasiliano ha trovato il tempo di concedere un'interessante intervista al noto giornalista Raiam Santos, suo connazionale. Di seguito i punti salienti del video visionabile su YouTube.

LE ORIGINI - "Quando entrai a far parte delle giovanili dell'Atletico Paranaense, avevo 15 anni e guadagnavo appena 100 dollari al mese. Il club però mi ha messo tutto a disposizione: casa, cibo e lezioni scolastiche, quindi di quei soldi ne spendevo 50 e il resto lo risparmiavo. Il mio primo successo ottenuto grazie al calcio fu quando risparmiai 300 dollari e li diedi ai miei genitori. Usarono quei soldi per dipingere la facciata della nostra casa. Avrei potuto comprare qualsiasi cosa, ma in quel momento dovevo aiutare la mia famiglia. ?Molte volte, oggi, esco con la mia famiglia e succede di spendere anche 300 o 400 euro in una serata. Poi, però, mi chiedo a quanti real brasiliani equivalgono: mi sento un po' in colpa di aver speso così tanti soldi in una sola sera".

TORINO - "Come città è un po' difficile per un brasiliano, perché ha meno opzioni per divertirsi. Per lavorare è la città perfetta, perché non ha distrazioni. La mia vita qui è allenarmi, poi torno a a casa, e qualche volta esco a cena. Di tanto in tanto, nei giorni liberi, visito le città vicine. Ovviamente a Torino ci sono posti per divertirsi, ma li conosce chi la vive, per un turista può sembrare noiosa. Penso che sia anche per questo che i brasiliani non sono rimasti tanto alla Juve in passato, perché Torino non ha lo stesso appeal di Roma o Milano. Poi c'entra anche la mentalità della società, che è molto metodica. Ora qualcosa è cambiato in tal senso, e anche i giocatori stranieri si sentono a casa, non credo fosse così qualche anno fa".

JUVENTUS - "In ogni squadra gli allenamenti sono duri, ma alla Juve lo sono di più. I primi mesi sono difficili per qualsiasi giocatore che arrivi. Io ricordo quando arrivai dal Porto, i primi due mesi ero in difficoltà. Sentivo le gambe sempre stanche, dicevo che gli allenamenti erano troppo pesanti per me, ma mi ripetevano che mi sarei abituato. Ho lottato ogni giorno e alla fine sì, mi sono abituato. E succede sempre, uno arriva, si lamenta perché è tutto troppo pesante, poi si abitua e diventiamo più forti. Magari anche questo modo di allenarsi ha allontanato i brasiliani, che non sempre sono abituati a essere spinti fino al proprio limite. L'organizzazione che c'è alla Juve è difficile da vedere altrove, i fan vedono solo il campo, ma c'è una grande azienda che si prende cura di tutto".

COMPAGNI - "Uno dei giocatori più difficili che abbia mai fronteggiato è Douglas Costa. Trattenerlo è quasi impossibile, se poi ti scappa via dimenticatelo (ride, ndr). Allenarmi con giocatori come lui, Cristiano Ronaldo, Dybala o Benrardeschi mi aiuta a crescere molto e mi dà più fiducia in vista delle partite importanti, come quelle di Champions League, per esempio".