Lunga intervista concessa dal centrocampista dell'Udinese Lazar Samardzic a "Cronache di Spogliatoio". Ecco i passaggi principali.

Sul caso Inter

"Quando la scorsa estate sono stato vicino all’Inter, non ho potuto allenarmi per due settimane. Se c’è una cosa che mi ha veramente disturbato, è stato interrompere la preparazione. Essere tornato a Udine dopo essere stato fermo, non aver partecipato agli allenamenti. Fino a qualche settimana prima, ero su un campetto a Berlino insieme al mio amico Kenan Yıldız. Abbiamo lo stesso preparatore e siamo entrambi nati lì. Ognuno di noi, poi, ha preso strade diverse: io ho scelto di rappresentare la Serbia, lui la Turchia. Ma casa nostra è lì. Siamo amici e prima di andare in ritiro, ci siamo ritrovati per mettere un po’ di benzina nelle gambe e nella testa".

Sulle offerte

"Ho stretto la mano a Cristiano Ronaldo, dopo la sua ultima partita con la Juventus. Ho stretto la mano a Zlatan (dopo avergli dato una spallata in un contrasto, ehm ehm… e aver temuto che mi guardasse malissimo) e ho anche preso la sua maglia. Mi manca solo Messi. Lui è unico. Mentre crescevo in Germania, cercavo di assomigliargli. A 16 anni ho avuto l’occasione di provarci. Venne a bussare alla mia porta il Barcellona. Era Patrick Kluivert, responsabile del settore giovanile del Barcellona. Della cantera. Ci mostrò il piano di crescita e l’idea che avevano per me. Ma i miei genitori pensarono che ero troppo piccolo per partire, che fosse troppo presto, e io ero d’accordo con loro. Un anno dopo l’offerta del Barcellona, invece, ci provò il Milan. Insieme alla mia famiglia andai a Milanello, su invito di Paolo Maldini. Ci fecero visitare le strutture, avevo 17 anni e mio padre mi aveva sempre detto che il calcio italiano fino a qualche anno prima, comandava nel mondo. Anche quel giorno, ci dicemmo di non aver fretta".

Sul Fantacalcio

"L’unica cosa che ho chiesto a mio padre è stata: 'Facciamo così, appena segno il primo goal in Serie A mi compri la macchina'. Il giorno del mio esordio, sono entrato a 9 minuti dalla fine e ho subito fatto goal! Promessa mantenuta. ll momento di lasciare Berlino però è arrivato: firmai con il Lipsia. Sono rimasto un solo anno, ma ho potuto vedere da vicino calciatori come Dani Olmo, Sabitzer e Forsberg. Non ho giocato tantissimo. Poi ci hanno chiamato dall’Italia, stavolta era l’Udinese. E stavolta abbiamo convenuto che fosse il momento giusto. Anche perché mi ripetevano: 'Vai in Serie A! Dopo un goal ti esaltano! Se fai bene, con il talento che hai, verrai subito celebrato'. Avevano ragione. A Udine ho trovato subito uno stadio stupendo. Anche se qui da voi, rispetto alla Germania, il calcio viene vissuto… un po’ diversamente (ride, ndr). Qui siete tutti pazzi, ogni giorno poi mi scrivono per il fantacalcio. Da noi se ne parla meno del campionato. Qui è questione di vita. Ed è bellissimo quando in città mi fermano per dirmi: 'Dai Laki, fai un altro goal come quello al Napoli!! Magari. Quello è un goal come a FIFA".