Il legame con il Milan che l'esperienza negativa in panchina non ha spezzato, e che Filippo Inzaghi non rinnega: l'allenatore della Reggina raccontandosi a Sky Sport ripercorre quella prima panchina in Serie A, e dice poi la sua sul momento di Cristiano Ronaldo e sulla difficoltà di dire basta al calcio giocato.
Inzaghi, cuore Milan
"Me lo chiedono spesso, ma io sinceramente non mi sono pentito di aver allenato il Milan. Quell'anno è stato fondamentale per capire che potevo fare questo mestiere. Al di là del fatto che fino a gennaio eravamo stati nei primi tre posti anche senza giocare un calcio da Milan, perché non avevamo la squadra per poter giocare il calcio del Milan che tutti conoscevano, io in quell’anno venivo dalla Primavera e non c’è mai stato un giocatore che mi ha mancato di rispetto nonostante fossi un allenatore giovane. Chiaramente sono stato male perché il Milan per me è la vita, quindi mi è dispiaciuto aver deluso i tifosi. Ma da lì ho capito che questo lavoro mi piaceva, poi ripartire dalla C non è stato un problema".
Pippo Inzaghi sul momento di Ronaldo
"Io dico sempre che per noi è dura smettere e accettare la fine. Non sai mai cosa ti aspetta dopo e sai che quello che stai facendo ti dà delle emozioni difficilmente ripetibili. Non so cosa passa nella sua testa, ma non è facile per un allenatore la sua gestione. Se penso all’allenatore del Manchester e a quello del Portogallo diventa complicato. Se parlo di me, dico che per fortuna mi hanno fatto smettere. Per fortuna perché a 39 anni sarei andato avanti e probabilmente certi giocatori meritano di finire a grandissimi livelli. Dovremmo riuscire capirlo in quel momento. Io per fortuna ho fatto gol all’ultimo tiro".
