Attualmente sotto contratto con il Marsaxlokk, club che milita nel massimo campionato maltese, Joseph Minala è tornato a parlare della sua esperienza in Italia dove ha vestito - tra le altre - le maglie di Lazio, Latina, Bari, Salernitana. In una intervista a La Gazzetta dello Sport, il giocatore camerunense ha ripercorso alcune tappe della sua carriera, esternando le sue ambizioni per il futuro e soffermandosi sulla vicenda dell'età.

Le parole di Minala

"Mi sono trasferito al Marsaxlokk e mi diverto. In Italia non mi voleva più nessuno. Una persona mi notò in un torneino e mi promise un provino. Avevo 15 anni, era un sogno. I miei fecero di tutto per pagarmi il biglietto. Partii dal Camerun, poi andai in Libia e arrivai a Fiumicino. Da lì, presi un treno per la stazione Termini, a Roma. Quella persona mi aveva dato un telefono per chiamarlo appena arrivato. Non l’ho più visto, né sentito. Rimasi ore e ore alla stazione. Avevo fame, sete, sonno, neanche un soldo. Mi resi conto in fretta della truffa, così andai alla polizia per spiegare tutto. Mi spiegarono che il telefono era senza scheda. Non avendo mai avuto un telefonino non potevo saperlo.

La polizia mi accompagnò in ospedale per fare degli accertamenti. Durante il tragitto pensai: “Ecco, ora torno a casa”. E invece no. Mi portarono in una casa famiglia a Torre Spaccata. Delle persone si presero cura di me e mi introdussero alla vita. Imparai a fare le pizze, a pulire, a curare il giardino. Mi pagavano una ventina di euro a lavoretto. Il giusto per poter dire ai miei che stavo bene. Un assistente sociale mi chiese cosa volessi fare e io risposi: “Il calciatore”. Così iniziai nel “Città dei ragazzi”, nel campionato provinciale".

 I provini e la Lazio

"Udinese, Inter, Milan, Roma e infine Napoli, dove rimasi quasi un anno. Nacque tutto grazie a Vincenzo Raiola, fratello di Mino, l’agente che mi seguiva all’epoca. Mi ritrovai ad allenarmi accanto a Cavani e Hamsik, con Mazzarri allenatore, facendo avanti e indietro da Roma. La casa famiglia mi lasciava libero dal lunedì al giovedì, poi dovevo rientrare.

La Vigor Perconti mi prese dal “Città dei ragazzi”. Giocai lì per alcuni mesi, poi mi cercarono Roma e Lazio. Scelsi i biancocelesti grazie al pressing su Facebook di Onazi. Ricordo il primo allenamento a Rivisondoli, in Abruzzo, con Bollini allenatore. Era l’estate del 2013. Dopo un paio d’ore chiamò Tare e gli disse di prendermi. Io, Lombardi, Keita, Tounkara, Murgia, Strakosha. La Primavera più forte mai vista alla Lazio". 

La polemica sull'età

"Mi hanno massacrato, distrutto, umiliato. Il bello è che non ero uno sconosciuto. Dominavo il campionato Primavera. Tre giorni dopo l’esordio vinsi la Coppa Italia di categoria segnando un gol in finale contro la Fiorentina. Qualche mese prima avevo vinto il torneo delle regioni in Sardegna. Fu un attacco mirato, ma ho una mia idea. La voce fu messa in giro da qualcuno che prima teneva a me, che mi seguiva. In Senegal, un sito poi oscurato, inventò la notizia secondo cui avessi 42 anni. La gente iniziò a fare fotomontaggi, a prendermi in giro. Nessuno lo sa, ma in quel periodo fui anche minacciato e ricattato da persone che mi avevano aiutato, di cui mi fidavo. Io ero solo e indifeso, nessuno mi ha protetto".

I test dimostrano che sono nato nel 1996. Anzi, hanno attestato che dimostro persino un anno in meno. Sa quante volte ho sentito dire “questo ha 40 anni, come può giocare?”. L’80% delle persone mi hanno giudicato male. Non sono un fenomeno, ma quando mi è stata data una chance ho sempre dimostrato di valere. Penso al Bari, ma soprattutto alla Salernitana, dove i tifosi ancora mi scrivono per il gol all’Avellino all’ultimo minuto. Avrei meritato una chance, soprattutto nel 2019-20. Giocai solo in Coppa Italia, sul 4-0. Ero fuori rosa, poi fui reintegrato. Un po’ ci sono rimasto male, almeno 5’ a partita li avrei potuti fare. Ho perso un bel pezzo di carriera".

Il futuro 

"Magari in panchina, da allenatore. Sogno un ritorno alla Lazio o alla Salernitana. Non sono una persona cattiva. Ho 29 anni e sono nato il 24 agosto 1996: come mai nessuno ci crede?".