Torna a parlare del trasferimento dell'estate Diego Armando Maradona, che intercettato dall'Espresso ha avuto modo di parlare del passaggio di Higuain alla Juventus. "Forse ai miei tempi non sarebbe capitato. Da tifoso azzurro mi è dispiaciuto che Gonzalo, un mio conterraneo e un grande giocatore, uno che io stesso lanciai ai Mondiali in Sudafrica, sia andato a stare da una rivale diretta come la Juventus. Ma non si può neanche dare la colpa solo al giocatore. Perché il giocatore ha le sue responsabilità, e forse ai miei tempi non sarebbe capitato, ma i colpevoli sono sempre quelli che fanno gli affari. Nessuno pensa ai tifosi. Peccato che la Fifa continui a dormire su questi fatti, come in molti altri". E sul suo, di rifiuto, alla Juventus: "Agnelli mi corteggiava come potrebbe fare un innamorato con una donna. Mi chiamava continuamente promettendo cifre pazzesche. Mi disse che aveva offerto 100 miliardi di lire a Ferlaino e di mettere io la cifra sul mio assegno. Io gli risposi che non avrei mai potuto fare questo affronto ai napoletani perché io mi sentivo uno di loro, che non avrei mai potuto indossare in Italia altra maglia se non quella del Napoli. E poi, dato che era stato gentile, per farlo sorridere gli dissi anche: 'Si, caro avvocato, potrei pure venire. Peccato che dopo l’affare sia io che lei dobbiamo abbandonare l’Italia'. I tifosi napoletani ci avrebbero ammazzato".
Sul rapporto, travagliato, con l'Italia, ed i crediti che lo Stato avanza nei suoi confronti: "È giusto pagare le tasse. Le tasse rappresentano il contributo di chi lavora alla propria comunità. Ma il fisco italiano deve essere umano con i cittadini. Io non sono mai stato un evasore fiscale e ho sempre pagato tutte le tasse che conoscevo. Anche la sentenza del tribunale italiano del 1994, presentata al processo dal mio avvocato, dimostra che ho ragione e non ho debiti. Nella mia vita ho fatto tanti errori e li ho pagati tutti. Ma qui non ho sbagliato. Quelli che hanno sbagliato hanno nomi e cognomi. I miei rapporti con il fisco italiano erano gestiti da Ellenio Gallo , Corrado Ferlaino e Guillermo Coppola che era il mio rappresentante. Sui documenti ci sono le loro firme, non la mia. Ora non capisco perché tutti quanti loro oggi possono circolare indisturbati dove vogliono, girare Napoli in tranquillità e io no. Questo non è giusto, oltre che molto doloroso per me. Ma io non ho paura di andare in Italia. Sto lavorando a Dubai perché dopo il Mondiale del 2010 non ho potuto lavorare nella mia terra. Solo per questo. Qualcuno ha detto che sarei qui in una sorta di asilo, un paradiso legale, con protezioni. Ma non è vero".
Un ritorno a Napoli? "Mi stanno rubando la possibilità di vedere quando mi viene la voglia la gente di Napoli che amo come amo gli argentini. Voglio tornare a Napoli quando voglio, libero e tranquillo. Libero di camminare, di visitare la città. C’è stata mia figlia poco tempo fa e mi ha confermato che il legame tra me e i napoletani è ancora fortissimo. Si è sentita orgogliosa di quello che ho fatto a Napoli. Mi ha ricordato pure quanto è bella, voglio respirare ancora la sua aria. E voglio vedere il Napoli campione".