In pubblico, i toni sono moderati e concilianti. Ma l’irritazione è profonda. I club dei serie A, infatti, non riescono a capacitarsi del muro eretto dal Governo per la riapertura degli stadi. Evidentemente, è una conseguenza delle valutazioni del Cts, ma nemmeno le ultime parole del premier Conte sono state gradite: «La trovo del tutto inopportuna, gli assembramenti sarebbero inevitabili». In Lega, la sensazione che si sia trattato di un giudizio sommario e che, soprattutto, mette nuovamente il calcio in fondo alle priorità del Paese.

Serie A, a che punto siamo con la riapertura degli stadi?

Il tutto nonostante la Serie A abbia prodotto un documento di 400 pagine in cui viene spiegato nel dettaglio come affrontare la riapertura degli impianti, garantendo adeguati livelli di sicurezza e considerando tutte le fasi dell’evento partita, a cominciare dall’ingresso per arrivare al deflusso, passando per il periodo di permanenza all’interno. Nel documento sono stati analizzati 17 stadi e per ognuno è stata quantificata una specifica capienza ridotta, in base alle strutture esistenti: ad esempio, la distanza tra i seggiolini.

Serie A, cambiamenti in arrivo anche nei tamponi dei calciatori

Ma se l’apertura degli stadi è certamente la massima urgenza, la Lega chiede anche altro alle autorità, ad esempio una revisione del protocollo sanitario, per ragioni di gestione ed economiche. «I calciatori fanno ancora un tampone ogni 4 giorni – ha ricordato Dal Pino -. Ora che passa una settimana tra una partita e l’altra, abbiamo chiesto di allungare l’intervallo a 8-9 giorni». 

Nessuna data ancora per la riapertura degli stadi (Getty Images)
Nessuna data ancora per la riapertura degli stadi (Getty Images)