Tanta voglia di ripartire da dove aveva lasciato per Miguel Veloso, che durante lo stop della stagione per l’emergenza coronavirus condivide le sue riflessioni alla Gazzetta dello Sport: “Le persone care mi hanno sempre insegnato di non mollare: in questo momento ancora di più. Cosa uscirà da questo momento? Il meglio di noi e sarà bello scoprirlo. Come sarà bello tornare ad abbracciarsi, lo dice una persona che tende a mostrare poco i sentimenti”.

Veloso: "Il ritmo? Sarà come andare in bicicletta"

Per il rinvio e poi per la squalifica a Udine, Veloso è fermo da metà febbraio: “Un’eternità, si perde un po’ anche di sensibilità con il pallone. Ma se e quando riprenderemo sarà come ritrovare l’equilibrio. In fin dei conti non si smette mai di saper andare in bicicletta. Serviranno un paio di settimane per iniziare a riprendere il ritmo. Se gli equilibri saranno cambiati? Può succedere, ma siamo tutti sulla stessa linea e partiremmo tutti da zero”.

Tra i passaggi dell’intervista anche la fierezza del bilancio della stagione del suo Verona: “Sono orgoglioso di far parte di questo gruppo, nemmeno io pensavo che da neopromossa e con tanti giocatori nuovi questa squadra potesse viaggiare così. Invece abbiamo capito il messaggio di Juric, lui è stato bravo a trasmetterlo, e così abbiamo costruito mesi di ottimi risultati. A chi piace il calcio sa che abbiamo fatto un bel campionato fino a marzo e nessuno deve scordarselo".

Obiettivo 500 presenze: “Spero di andare oltre quella cifra. Anche se non sono un maniaco di statistiche ricordo ancora l’esordio da professionista, l’emozione che mi aveva accompagnato. Giocai difensore centrale, d’altronde nelle giovanili dello Sporting quello era il mio ruolo. E quando tornai dal prestito in terza divisione mi rifecero giocare a Lisbona un po’ in tutti i ruoli: difensore, centrocampista, terzino sinistro, mezzala. Con quale dei grandi calciatori portoghesi mi sarebbe piaciuto giocare in Nazionale? Con Figo e Rui Costa, due persone di uno spessore umano incredibile prima che due grandi giocatori. Rui Costa è stato un maestro di calcio. Pur di giocare con lui mi sarei sacrificato in difesa: avrei corso, recuperato i palloni e glieli avrei consegnati”.