Bergamo al centro dell’incubo Coronavirus, e alle pagine della Gazzetta dello Sport Mattia Caldara racconta le sue sensazioni: “Le nostre vite cambieranno, ma sarà un processo in vari step: uno dei più importanti, quando saremo certi di un vaccino sicuro. Nel frattempo, mi auguro che sapremo fermarci a valutare quanto eravamo fortunati per quello che avevamo senza saperlo, ad apprezzare ogni singolo istante che prima davamo per scontato".

"Nella videochat vedo capelli imbarazzanti..."

Come procedono gli allenamenti casalinghi: “Mi alleno circa un’ora e mezza al giorno, il tapis roulant che ci ha dato la società aiuta. Il riferimento con i preparatori è quotidiano, ma non vediamo l’ora di ricominciare davvero. Contatti con i compagni? Il lunedì o il martedì videoconferenza, si vede e sente di tutto: barbe sempre più folte, capelli imbarazzanti. C’è chi si è rasato a zero e chi progetta di farlo...".

L’immagine a cui pensa per la ripresa: “Potersi abbracciare dopo un gol, senza pensare che può essere pericoloso. Sarò banale: la prima cosa è la salute, pensare a chi sta dando la vita per salvare delle vite e ai rischi di contagio, per noi e per chi ci sta vicino. Senza pericoli, sono il primo ad aver voglia di fare il lavoro che mi piace. E che mi manca".

Sembra esserci più ottimismo sulla ripresa: “La curva del contagio sembra in calo: sarà quando sarà, ma credo che si debba finire e si potrà finire. Anche le coppe, magari con degli spareggi o partita secche, se necessario. Vacanze? Giochiamo anche tutta l’estate: no problem, anzi. Quanto agli ingaggi, è un momento difficile: ognuno deve fare la sua parte. Se non si dovesse finire? Niente playoff e playout: se non si riprende, è giusto considerare la classifica alla 25a; se si riprende, si giocano le partite che mancano. E con 13 partite in meno di due mesi qualche valore può variare. Dipenderà tanto dalla preparazione fisica e da come ci si adatterà a giocare tanto e così spesso".

Sulla Champions della Dea: “Abbiamo un modo di giocare molto particolare, che in Europa non si conosce ancora bene: dobbiamo sfruttarlo. Ma la cosa più importante è giocarli, questi quarti: almeno quanto provare ad andare avanti”.

"Milan, è stata colpa mia"

Rimpianti per come è andata col Milan: “Per la prima volta nella mia vita non sono riuscito a ripagare la fiducia avuta da un club, ad esprimermi ai miei livelli: mi brucia molto, è stata una sconfitta. Ci penso ancora, ma so che devo accantonarla: un anno e mezzo così difficile è stato già abbastanza. E al Milan dirò sempre grazie: se non ha funzionato, è stata colpa mia”.

Tra i passaggi più importanti dell’intervista, anche un ritrovato pensiero alla maglia azzurra: “Alla Nazionale e all’obiettivo Europeo penso spesso, certo, anche se so di aver perso quasi due anni: oggi mi sento indietro rispetto agli altri e se voglio recuperare devo correre più forte degli altri, fino al 2021. Spero di fare tutto il possibile per ripagare la fiducia dell’Atalanta e magari anche di Mancini. Non ci sono riuscito una volta, con il Milan, e può bastare così”.