Il Coronavirus sta mettendo in ginocchio l'Italia, compresa la Serie A. Per analizzare il momento del massimo campionato italiano e dell'intera nazione, Urbano Cairo è intervenuto ai microfoni di Radiouno. Ecco l'appello del Presidente dei granata:

«Non intervengo per la situazione del calcio e quindi non parlo da presidente del Torino, intervengo da italiano. Preoccupato, molto preoccupato, dalla propagazione del virus. Al punto che auspico l’adozione immediata di misure molto drastiche per combattere questa guerra affrontata inizialmente come fosse una guerriglia. Contagio e morti stanno purtroppo moltiplicandosi con una costanza che deve imporre l’adozione di provvedimenti straordinari, draconiani. Finora abbiamo curato una polmonite con pannicelli caldi e l’aspirina: servono altre armi, serve un altro atteggiamento e un’altra consapevolezza da parte degli italiani».  


L'ottimismo in una situazione del genere:

«Io di natura sono un ottimista ma dico che oggi non serve a nulla esserlo, bisogna invece essere realisti, o anche pessimisti, visto che non sappiamo quando ci sarà il picco, per evitare un disastro sociale, sanitario e poi economico. Occorre stare tutti chiusi in casa. D’altra parte se la proiezione del raddoppio ogni 4 giorni ci porta a 371 mila ammalati al 31 marzo, vuol dire che con il tasso di mortalità confermato al 5 per cento, ci sarebbero 18 mila vittime: una cosa epocale. Ecco perché ci vuole la misura draconiana di imporre a tutti nelle zone rosse e in quelle colpite di non andare in giro, c’è un’esigenza di salute nazionale. Insomma marzo tutti in casa, per poi ripartire velocemente».


Sulla sospensione del Campionato:

«il calcio sta a cuore anche a me ma non sono intervenuto per affrontare il tema campionato. E non so prevedere cosa verrà deciso nel consiglio federale perché non ne faccio parte. Dico però che il governo avrebbe potuto benissimo adottare anche questo provvedimento nel suo ultimo decreto».

L'esempio del Veneto:

«Ripeto, servono misure eccezionali come quelle che vengono adottate in periodo di guerra. Mi pare che in questa regione abbiano trovato misure efficaci. Negli ultimi quattro giorni non c’è stato raddoppio ma un incremento molto più contenuto. In altri luoghi, invece, la gente è per strada: allora capisci che non si rende conto e che l’allarme va dato».