Roberto Donadoni, bandiera del Milan ed ex allenatore della Nazionale, ha concesso un'intervista alla "Gazzetta dello Sport" in cui ha parlato di rossoneri, della lotta scudetto e del calcio arabo.

Sul possibile ritorno al Milan nel 2019

"Mi chiamò Boban ma io ero allo Shenzhen, non me la sentii di lasciare in corsa. Sono una persona di parola. Nel ’96 ero in scadenza col Milan: mi proponevano un anno, io ne chiedevo due e mi accordai con i New York Metrostars. Feci un buon Europeo e Galliani mi chiamò: 'Ti offriamo altri due anni'. Andai negli Usa. Nel 2017 Tavecchio mi chiamò per il dopo Ventura. Ero in ufficio con Fenucci e Bigon, lo misi in vivavoce: 'Presidente, la ringrazio ma ho un impegno col Bologna e voglio onorarlo'".

Sulla lotta scudetto

"Le squadre che si giocheranno lo scudetto sono Inter, Napoli, Milan e Juventus perché, almeno sulla carta, hanno qualcosa in più. Mi auguro si aggiungano anche Atalanta, Roma e Lazio ma vedo quelle squadre un gradino, se non di più, sopra le altre. Mi auguro di vedere una bella lotta e che si possa godere di un bello spettacolo”.

Sul calcio arabo

"Non mi permetto assolutamente di giudicare nessuno, anzi mi stupisco di chi, in maniera superficiale, esprime giudizi. Di fronte a certe cifre è difficile di no e sfido chiunque a farlo. Ognuno è libero di fare le scelte che ritiene opportune. Per Mancini, come per tanti giocatori, ci sono state delle offerte importanti e capisco benissimo la scelta. Si può discutere sui modi o sui tempi, ma credo che tutti avrebbero fatto lo stesso. Lì investono molti soldi e mi auguro che questa strada li porti a dei successi, ma probabilmente dovranno strutturarsi in maniera più completa rispetto ad ora. Ritengo che, per diventare una realtà importante almeno nel continente asiatico, debbano cercare di fondare le basi perché se parti dal vertice difficilmente puoi costruire un futuro che abbia importanza".