Ha condiviso gran parte della sua storia nel calcio con Paolo Maldini prima da compagno di squadra e poi da suo allenatore, e dopo l'allontanamento del direttore tecnico rossonero da parte del Milan, Carlo Ancelotti non le manda a dire commentando l'operato di Gerry Cardinale. Nell'intervista odierna a Il Giornale, l'allenatore del Real Madrid commenta anche la sua decisione di non accettare la corte della Federcalcio Brasiliana per il ruolo di ct.

Ancelotti, che attacco a Gerry Cardinale

"Io a Madrid ho imparato che la storia di un club va rispettata sempre, qui Di Stefano, Amancio, Gento, Puskas sono ancora valori esclusivi verso i quali si nutre riverenza. Per conservare la storia ai massimi livelli, va tutelata la memoria del passato, quello che è successo con Maldini dimostra una mancanza di cultura storica, di rispetto della tradizione milanista. Se è vero che con la storia non si vince è anche vero che la storia insegna a vincere. I club di football che pensano di fare business al di sopra dello spirito sportivo sono destinati a fallire. Il mecenatismo non ha più il significato di prima, ma l’affarismo è negativo".

Ancelotti, il no al Brasile e ancora Madrid

"Sto bene a Madrid, ho un rapporto splendido con Florentino Perez, la vita qui è magica. Non smetto e poi è veramente difficile trovare qualcosa di migliore del Real. Vinicius e il razzismo? Non posso accettare che lo stadio sia diventato l’ambiente più ostile di tutto e di tutti, non posso accettare questo clima di odio, per la pelle, per la religione, per l’etnia di un calciatore o di un allenatore. Nei quattro anni vissuti in Inghilterra non ho ricordi di insulti alla persona, fischi sì, cori anche, mai però un attacco personale, l’odio va combattuto, sarà un processo lungo".