Pepe Reina a 360 gradi. L'ex portiere del Napoli e della Lazio ha concesso una lunga intervista al "Corriere dello Sport" di cui vi riportiamo i passaggi principali.

Sul ritorno a Napoli

«Non vedo l’ora di godermela, perché quella del 17 dicembre per me sarà una serata speciale. Rimetterò in ordine i ricordi, che sono accantonati nel mio cuore, e mi calerò in un ambiente meraviglioso, che conosco perfettamente per averlo potuto vivere da protagonista. Mi sono inserito subito nella città, che ha accolto me e la mia famiglia con sentimenti travolgenti. Mia moglie e i miei cinque figli verranno a vedere la partita, un pretesto per starsene un po’ in giro in quelli che sono stati i luoghi dei nostri quattro anni ma anche un modo per andare a salutare tutti gli amici. E ne abbiamo tanti, mi creda. A Napoli c’è un popolo che ti conquista». 

Su Benitez

«Con Rafa - al quale va il mio grazie - c’è un rapporto straordinario che si perde nei secoli, mi verrebbe da dire scherzandoci su. Ma il segreto di quel Napoli fu quel capolavoro di mercato, l’allestimento di una squadra che è durata e poi la forza del gruppo. In una società che si era comportata già egregiamente, come sottolineavano i risultati, l’irruzione di Benitez diede nuovo slancio e servì per completare il Progetto ed ampliarlo». 

Sul Bayern Monaco

«Il Napoli cominciò ad avere un respiro internazionale. E da quel momento il suo ruolo si è ingigantito, perché ha continuità a livello europeo, fa le Coppe sempre, ora è addirittura protagonista in campionato e in Champions e con un calcio che è spettacolare. Vuol dire che c’è del buono in quello che è stato costruito nel passato». 

Sullo scudetto del 2018

«Una ferita che è rimasta aperta, perché non puoi non vincere con 91 punti. Ma andò così e il dolore venne acuito dalla considerazione che quel Napoli lì giocava un calcio stellare, capace di spargere allegria. Un po’ come questo di Spalletti, mi pare». 

Sulla Lazio

«Nel primo anno, con Inzaghi, arrivai per essere il vice di Strakosha, poi le situazioni momentanee capovolsero le gerarchie e giocai tanto. Un po’ meno nel campionato successivo, con Sarri, un grandissimo che ha avuto modo - ovviamente più per quello che abbiamo vissuto assieme a Napoli - di entrarmi dentro». 

Sullo scudetto

«Il campionato è lungo, adesso si entrerà nel vivo. Poi, se si può dire, servirà anche una botta di....Meno infortuni, condizione sempre esuberante, un episodio che ti gira nel momento giusto, pure un errore arbitrale che possa incidere in un senso o nell’altro. Io sono scaramantico, e indovini un po’ perché? E quindi, andiamo avanti».