A margine del ritiro del Premio Calabrese a Soriano nel Cimino, Daniele De Rossi ha parlato con i media presenti toccando molti temi legati all'attualità. Inevitabile un commento sul nuovo assetto societario della sua Roma e uno sul suo grande amico Andrea Pirlo chiamato a guidare la Juventus.

De Rossi su Pirlo allenatore della Juventus

Lui è stato un fenomeno da calciatore. Ha una visione diversa del calcio rispetto agli altri e l'avrà anche dalla panchina. È un inizio pesante da un punto di vista della pressione, perché la Juve richiede un livello alto e la ricerca costante dei i risultati. Ma se volevano uno con personalità e le idee chiare hanno scelto la persona giusta. Se cercavano uno che si prendesse una responsabilità del genere in una piazza piena di campioni hanno trovato quello giusto.

De Rossi il predestinato

Negli anni s'è detto di tanta gente che non è arrivata e invece hanno fatto grandissime cose allenatori a cui nessuno avrebbe dato una lira. Io per primo su alcuni non avrei puntato, come Simone Inzaghi o Rino Gattuso. Non pensavo che sarebbero diventati così bravi anche dal punto di vista aello sviluppo del gioco. Di sicuro io ho grande voglia e ho qualche idea, ma prima di tutto devo prendere il patentino.

De Rossi su cosa deve fare il gruppo Friedkin

Non lo so, io voglio fare l'allenatore, queste cose le lascio giudicare a chi magari vuole fare il dirigente. L'importante è rimanere tutti con i piedi per terra perché fare promesse che non si possono mantenere è un errore. Meglio partire calmi e poi stupire tutti in una piazza così focosa e passionale come la Roma.

De Rossi e la vita senza calcio

Non ho più toccato un pallone da quando ho smesso. Mi manca forse di aver vissuto un po' di più il Boca. Non ho dato tutto quello che avrei voluto, sento che avrei potuto dedicargli qualche mese in più. Però penso anche che quando vai verso la fine della carriera, scendere dal letto senza un dolore forse è un regalo meritato dopo tanti anni.