L'Atalanta a causa del rinvio della 27° giornata di Serie A non scenderà in campo questo week-end contro la Lazio. I bergamaschi saranno impegnati invece settimana prossima contro il Valencia in Champions League. Per analizzare la sfida con gli spagnoli e parlare della sua esperienza con la maglia della Dea, Rafael Toloi ha rilasciato un'intervista alla rivista Undici. Ecco le dichiarazioni del difensore: 

"Non dimentico i sacrifici fatti, so qual è stato il mio percorso, so che non è stato facile. Non posso permettermi di sprecare tutto, non me lo perdonerei. Da quando ho 13 anni vivo da solo. Sono andato via di casa per giocare a calcio, a Goiás, senza i miei genitori perché avevano un lavoro nel mio paese. Flavia, mia moglie e mamma di Maria, la nostra figlia, è sempre stata con me: mi ha aiutato tanto".

Cosa ricorda del suo arrivo in Italia?

"In Brasile si parlava tanto di me, molte squadre mi volevano, ma io volevo il calcio europeo. E volevo l’Italia. Scelsi la Roma anche perché c’erano molti brasiliani in rosa che potevano aiutarmi. Mi fecero sentire subito a casa. Fossi andato in una squadra senza connazionali, chissà, avrei avuto più difficoltà e la mia storia sarebbe stata diversa. Alla fine raggiunsi l’obiettivo: farmi conoscere in Europa. Anche se la Roma non mi riscattò. Furono mesi importanti".

Spesso si parla di giocatori che non riescono a concentrarsi.

"È complicato gestirsi. Io mi isolo, non leggo i giornali, non ascolto. Penso a lavorare, agli allenamenti, perché poi in partita si vede quello che hai fatto durante la settimana. Oggi serve una professionalità molto più grande che qualche anno fa. Il calcio la pretende. Se sei giovane devi cercare di imparare velocemente, anche se hai qualità sopra la media, perché la carriera è corta, bisogna cogliere ogni opportunità. E bisogna capirlo per tempo. Se penso che ho 29 anni e sono già a metà... mamma mia. Mi sembra ieri quando cominciavo a giocare. Siamo privilegiati, ma non dobbiamo darlo mai per scontato".

Come va l'avventura all'Atalanta?

"Sono stato fortunato a incontrare Gasperini, è sempre molto concentrato. Sono a Bergamo da quando è arrivato il mister. Il suo lavoro è di altissimo livello. Ci ha fatto crescere, con lui siamo diventati tutti più forti".

Cosa pensa della Champions?

"È un’altra cosa. Incontri squadre che giocano per vincere. Per noi è stata un’esperienza bellissima: ci godiamo il Valencia e speriamo continui. Il campionato è diverso, anche per via della formula, hai tempo, ci sono più partite e molte squadre giocano anche per il pareggio. In Champions sono tutti scontri frontali, non ci sono ragionamenti".

Il suo futuro quale sarà?

"Chissà, potrò anche fare l’allenatore: con tutte le cose che sto imparando, potrei pensarci. Devi studiare e poi mettere in pratica. Quando sono arrivato in Italia ho capito subito che la tattica era importante. Sono cresciuto tantissimo. Nell’ Atalanta, poi, per come giochiamo, so che non possiamo sbagliare niente: abbiamo dei movimenti e dei concetti da applicare bene. Ora li ho memorizzati, ma ci vuole applicazione e tempo".

Le piace l'Italia di Mancini?

"Sì. È cresciuta molto dopo quello che è successo, dopo il Mondiale mancato. Si è ricostruita con Mancini, ora ha un gioco bello, mi piace".

Pensa mai alla possibile chiamata di Mancini?

"Sarebbe un onore poter indossare la maglia azzurra: ho i bisnonni italiani e sono da cinque anni qui, in questo Paese bellissimo: ho il cuore azzurro. Risponderei subito alla chiamata di Mancini".