Tra panchina e scrivanie non si spengono gli interrogativi sul futuro del Milan, e più precisamente sulla presenza di Paolo Maldini nella società che verrà, dopo il tumultuoso addio di Zvonimir Boban e l’ingombrante sagoma di Rangnick all’orizzonte.

Milan, Rangnick non vuole semplicemente la panchina

Il riassunto delle puntate precedenti è noto: Elliott vorrebbe la permanenza in organico dell’ex capitano, anche come garante agli occhi dei tifosi del progetto targato Singer. Ma è anche evidente l’incompatibilità con il manager tedesco, sia per le parole piuttosto decise usate da Maldini nel recente passato all’indirizzo del tedesco, definito apertamente non da Milan, sia perché il successore designato di Stefano Pioli vuole pieni poteri non solo in panchina, ma anche sul mercato. Rangnick vuole decidere acquisti e cessioni, che è quello che fa oggi Maldini a braccetto con Massara. Del resto la bandiera rossonera ha sempre rifiutato ruoli non operativi e di facciata.

Maldini depotenziato? Molto difficile il sì dell'ex capitano

Un corto circuito che fa propendere oggi ancora per il divorzio a fine stagione, anche se le azioni di Maldini sono in rialzo, la voglia di tenerlo a bordo da parte della proprietà c’è, e il rapporto con Rangnick andrebbe costruito. Maldini dovrebbe accettare un ridimensionamento del suo ruolo, passando a interpretare una veste istituzionale, e lasciando la cabina di comando al tedesco. Non facile: Elliott vuole Maldini, Maldini vuole il Milan, ma difficilmente a queste condizioni. Le percentuali di una separazione a fine stagione e all’arrivo di Rangnick restano dunque altissime, a meno di clamorosi colpi di scena.

Getty Images
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