Trentuno sul campo, e stavolta non ci sono ricorsi, tribunali e Luciano Moggi che tengano. Trentuno come i punti che separano le strisciate più blasonate d'Italia, ci perdonino quei nerazzurri più attenti alle conferenze stampa mouriniane in blues che al campionato in corso d'opera, fra cazzotti e rigorini. E le zuccate? Mancheranno quelle dello squalificato Muntari, che oltre al non-gol più famoso degli ultimi anni, all'andata azzannò la Signora inutilmente, due volte; ci saranno invece quelle di Fernando Llorente da Pamplona, già al sesto cabezazo in questa Serie A eppure ancora out dal listone di Del Bosque, che al (Re) Leone preferisce Pantera madridista e Squalo inglese. Seedorf e Conte, percorsi di capelli inversamente proporzionali, s'affrontano a San Siro consapevoli che quei 31 punti non siano poi così tanti, quantomeno sul campo

 

PRIMO TEMPO - Le formazioni, ad eccezione di Abate per De Sciglio, sono le stesse annunciate lungo il corso della giornata, con Kakà defilato e Poli a fare il Thiago Motta prandelliano fra attacco e mediana. Asamoah recupera e Chiellini resta in panchina, poi Guida (Gervasoni arbitro di porta) dà il via. Il Milan disegnato dai gessetti 2.0 di Seedorf è sorprendente: vantaggio territoriale, possesso palla quasi del 60%, 15 cross a uno, quello di Stephan Lichtsteiner al minuto quarantaquattro del primo tempo. L'assist dello svizzero, pescato da Carlitos Tevez con lo specchietto retrovisore del suo chopper, è decisivo per Nando Llorente, che insacca facile facile. Prima dell'inaspettato 0-1 lo show del solito Taarabt, uno così incostante e contraddittorio da portare due numeri diversi, tirare in porta quanto Balotelli e dribblare poco meno di Cuadrado, chiedere lumi a Pirlo, superato con una magia vista da occhi criminosi  sui campetti sabbiosi di Fes. E se Pazzini non fa rimpiangere l'ultimo Balotelli, Poli e Kakà straziano i tifosi rossoneri bruciando più palle gol che libri in Fahrenheit 451. Sembra di rivivere Milan-Atletico Madrid con un tempo d'anticipo. 

 

SECONDO TEMPO - Calato d'intensità come il suo uomo di punta, il Milan vive della grinta di Pazzini, dei rinvii sbagliati di Buffon e Barzagli e delle amnesie di Bonucci. Poli fa in tempo a divorarsi l'ennesima palla gol, poi è costretto a uscire dopo pochi minuti per un crash test non superato col Pelado Caceres, che copiosamente sanguina. A chiuderla, manco a dirlo, ci pensa un altro che da ragazzino se la passava tutt'altro che bene, quell'Apache che al sessantottesimo prende la mira e cannoneggia da lontano: "From Buenos Aires!". Urlerebbe il telecronista Nba di turno. L'amico delle arance Abbiati, depresso per aver mancato il Carnevale d'Ivrea, può solo ringraziare che la sfera calciata da Tevez colpisca non lui, ma la traversa, prima di insaccarsi. Saponara riesce a far peggio di Poli, e nemmeno gli ingressi di Honda e Robinho (traversa nel recupero) vitalizzano i rossoneri.

 

La Juventus soffre ma espugna anche San Siro, da grande squadra qual è. Tevez e Llorente, bomber in Italia poco profeti in patria (potrebbero non andare al mondiale), guidano la corsa verso l'ennesimo Scudetto, superando il ritmo punti della Juventus di Capello 2005/06, mica poco. 

 

MILAN-JUVENTUS 0-2 (0-1)

MARCATORI: 44' Llorente, 68' Tevez

MILAN (4-2-3-1): Abbiati; Abate, Rami, Bonera, Emanuelson; de Jong, Montolivo (71' Honda); Taarabt (75' Robinho), Poli (53' Saponara), Kakà; Pazzini. All.: Seedorf

JUVENTUS (3-5-2-): Buffon; Barzagli, Bonucci, Caceres; Lichtsteiner (83' Padoin), Pogba, Pirlo, Marchisio, Asamoah; Tevez (92' Giovinco), Llorente (90' Osvaldo). All.: Conte

 

Alan Bisio