Denzel Dumfries si racconta. Dopo una prima fase di ambientamento, l'olandese è diventato una risorsa per l'Inter e per i fantallenatori con un rendimento in crescendo e già 3 reti e 3 assist. Ma il suo percorso è solo all'inizio, come ha spiegato l'ex Psv in un'intervista alla Gazzetta dello Sport. Ecco le sue parole:

Sull'ambientamento

«Bene, sono stati mesi divertenti, ma intensi. Per me era davvero tutto nuovo, ma sin dall’inizio ho provato a capire il più in fretta possibile come si sta in questo grande club e ad apprezzare tutte le cose belle: parlo con lo staff, conosco i compagni, ma soprattutto ascolto. Ascolto e imparo».

Sul rigore causato contro la Juve

«E' stato il momento più duro. Mi è caduto il mondo addosso: essere coinvolto in quell’episodio in una delle partite più importanti dell’anno... Ma già dal giorno dopo ho sentito l’aiuto del club e ho provato a ritrovare l’equilibrio mentale. La settimana dopo a Empoli D’Ambrosio ha segnato ed è venuto ad abbracciarmi: non mi era mai successo, è stato uno shock positivo, un’emozione. Ho capito che tutti erano dalla mia parte».

Sul momento più bello

«Il gol alla Roma mi ha dato fiducia, è stata la svolta, ma non posso scordare la Supercoppa che qui mancava da tanto: il mio primo grande trofeo, in quell’atmosfera, non lo dimenticherò».

Sull'eredità di Hakimi

«Tutti hanno visto che esterno fantastico sia e come abbia lasciato il segno. Ma, con rispetto, a me non piace parlare di eredità: non mi sento come uno che ha preso il suo posto di un altro perché i giocatori cambiano sul mercato. Ora è il mio tempo e lavorerò duro per essere all’altezza».

Sul suo modello

«All’Inter ci sono stati giocatori incredibili a destra, il primo che mi viene in mente è Maicon: un esempio, vorrei avvicinarmi il più possibile ai suoi livelli».

Sul derby

«È una gara unica, si vedeva in Olanda. Ricordo il gol di Stefan nella rimonta di due anni fa. All’andata, anche se in panchina, c’era un’atmosfera pazzesca, una elettricità diversa. Io, però, non la preparo in modo differente: provo a rimanere sempre acceso, a prescindere dalla partita. Chi mi spaventa? Nessuno. Ma Zlatan è un grande, non devo aggiungere nulla, però non mi piace mai parlare troppo dei rivali: ripeto, il focus siamo noi».