Eusebio Di Francesco si presenta al Lecce, intesa come squadra e come città. Al tavolo anche il presidente Sticchi Damiani, il responsabile dell'area tecnica Pantaleo Corvino e il direttore sportivo, Stefano Trinchera.
Dopo le premesse della dirigenza, la parola passa a Di Francesco che sin da subito dimostra voglia di fare, consapevolezza e conoscenza della rosa.
Lecce, la presentazione di Di Francesco
"Sono molto contento di tornare qui. Chiaramente trovo una società diversa, un modo di lavorare nuovo, che mi ha spinto a venire qui. Il passato è un bagaglio di esperienze, va considerato in quanto tale; nel calcio tutto ha un valore, ti porti dietro insegnamenti da qualsiasi esperienza".
Sul modulo e qualche giocatore
"A differenza di quanto fatto l'anno passato, sono felice di risposare il 4-3-3. E' un modulo che mi piace, sarà questa la nostra partenza; il Lecce ha già giocatori interessanti. Krstovic è uno di questi, un attaccante che gioca per la squadra ma sa anche far gol. Poi ci sono altri che hanno bisogno di ritrovare brillantezza, Banda il primo anno giocava spesso alto a destra al posto di mio figlio. Ecco, partiamo da questo".
Mondo Lecce
"Da avversario è sempre difficile giocare qui a Lecce. L'ambiente è caldo, lo stadio spinge e c'è tanto attaccamento alla maglia. Poi spesso attaccamento significa anche critica, ma starà a noi dimostrare il valore in campo, portare i tifosi dalla nostra parte e far sì che ci sostengano sempre. Attacco? A Venezia creavamo tanto, ma non si faceva spesso gol. Qui voglio portare un'idea diversa, un calcio pratica che ti porti a far gol e vincere le partite".
Sul ruolo di Helgason e Pierret
"Pierret per me è un registra puro, ha fisicità e capre di verticalizzare. Poi torno a ripetere che tutto dipende sempre dall'avversario che hai di fronte, ma in linea di massima il regista del Lecce deve essere in grado di difendere e tenere bene il possesso. Su Helgason vi dico che è un giocatore interessante, la mezzala ha compiti diversi, quando si attacca spesso ricopre anche la trequarti. In ogni caso i calciatori devono sì interpretare il modulo, ma avere tutti un margine di movimento in più. Non sono un sergente di ferro".