Pepe Reina, portiere del Milan in prestito all'Aston Villa, ha parlato nel corso di un'intervista concessa al Corriere dello Sport:

Le parole di Reina

 «Non esco da diciotto giorni».

Come sta?

«La compagnia non mi manca, siamo io, mia moglie Yolanda, cinque figli e i due suoceri. La casa è grande e la solitudine non vi ha accesso. Però isolato lo sono stato dopo aver accusato i primi sintomi del virus. Febbre, tosse secca, un mal di testa che non mi abbandonava mai, quel senso di spossatezza… L’unico spavento quando per venticinque minuti mi è mancato l’ossigeno, come se la gola si fosse improvvisamente ristretta e l’aria non riuscisse a passare... I primi sei, otto giorni li ho trascorsi chiuso in una stanza».

E poi?

«E poi ho cominciato a uscire nelle ore notturne, quando i ragazzi e i miei suoceri dormivano. Una vita a targhe alterne. Faccio ancora attenzione a tenermi a distanza dai genitori di Yolanda, non sono più giovanissimi».

Chi ti aveva diagnosticato il Covid 19?

«I medici della Premier, mi hanno dato tutte le informazioni necessarie, oltre al protocollo da seguire. Qui in Inghilterra i tamponi li fanno esclusivamente ai malati gravi, nel mio caso non vi erano dubbi. Virus. Il fisico ha reagito bene. Ti dico la verità, a parte qualche momento non facile, è stato come se avessi avuto l’influenza, solo più pesante».

Voglia di tornare in campo?

«No, non ne ho affatto. Seguo l’evolversi della situazione, mi informo, vediamo. Sono in prestito fino a maggio. Ma quale maggio, forse giugno, luglio, agosto… ero venuto a Birmingham perché avevo bisogno di giocare ogni fine settimana, volevo sentirmi di nuovo protagonista e la sfida che mi aveva proposto l’Aston Villa era l’ideale. Adesso non so più quando, né come finirà. Da queste parti la situazione si è aggravata negli ultimi cinque, sei giorni. Le restrizioni sono minori rispetto a quelle italiane, si può ancora uscire per fare una passeggiata o una corsa nel parco, anche se il Governo ha chiesto a tutti di restare il più possibile a casa».