Fra i massimi esperti di epidemiologia in Italia, in prima linea nella battaglia al Coronavirus, c'è Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani: nell'intervista odierna rilasciata a Il Corriere dello Sport, Vaia ha spiegato quali potrebbero essere le mosse per far ripartire il mondo dello sport.

Vaia: "Smart-working per chi non scende in campo"

Queste le sue parole: "Sono favorevole alla ripresa degli allenamenti, ma solo se la consideriamo all’interno di un percorso di svezzamento che riguarda l’intero Paese. Dobbiamo riaprire l’Italia, questo è certo, rispettando due parametri: il buonsenso e l’esperienza tecnico-scientifica, che devono camminare insieme. La popolazione sportiva va trattata alla stregua degli operatori sanitari: se trovo un operatore sanitario positivo, non sospendo tutti dal lavoro, ma metto immediatamente sotto sorveglianza sanitaria il personale venuto a contatto con il positivo, test e tamponi. In primo luogo sono necessari i test sierologici, nel caso in cui si evidenziano delle alterazioni dell’IGG si passa al tampone. La sequenza dei tre test, sierologico e tampone, ha dato risultati eccellenti, abbiamo individuato i positivi e quelli che avevano sviluppato gli anticorpi. È chiaro che chi nel club non è direttamente interessato all’attività agonistica dovrà limitarsi allo smart working. Ma nel protocollo sono contemplate tutte le situazioni, le soluzioni, incluse ovviamente le eccezioni".