Intervistato da Radio Radio, il Presidente della Federazione Italiana Nuoto Paolo Barelli descrive la situazione dello sport in Italia: "È alla carità, come tutto il Paese. Speriamo che il Governo chiarisca e si assuma correttamente le responsabilità per stabilire come scansionare le riaperture non soltanto degli impianti sportivi ma di tutto il paese. Nel Decreto purtroppo lo sport non ne esce con chiarezza, perché se all'articolo 1 lettera G si parla di riaperture degli impianti per gli allenamenti, alla lettera U si dice invece che gli impianti sportivi per attività sportive nelle palestre, nelle piscine, nei centri sportivi in genere invece devono rimanere fermi. La seconda cosa importante è che non c’è questa data del 18 maggio e si ferma soltanto alle riaperture del 4. Capisco che il decreto si fermi al 17, ma non si può aprire un impianto sportivo, specialmente una piscina, se all'orizzonte il gestore non vede la data di riapertura. Non si può pensare che in Italia riaprano le piscine o gli impianti soltanto per fare nuotare qualche atleta: ci manderebbero tutti a quel paese in quanto non c’è una prospettiva economica di gestione. Noi staremo chiusi". 

Rischio altissimo: "Non vogliamo essere polemici, ma occorre essere chiari. Se si fermano le società sportive si ferma lo sport italiano: lo sport poggia esclusivamente sulle spalle delle società sportive che hanno sostituito lo Stato nell'ambito della formazione dei campioni, dell’attività di base e dell’educazione motoria".