Intervistato lungamente dall'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, Igor Tudor ha parlato così del presente e del futuro della sua Juventus. Di seguito, uno stralcio delle parole del tecnico bianconero.
Juventus, le parole di Tudor
Tudor, il Mondiale per Club per lei è un nuovo inizio?
«Io non lo definirei così, è piuttosto una prosecuzione. La squadra è la stessa, a parte Rugani e Kostic che sono rientrati dai prestiti ed è un vantaggio poter continuare e lavorare su ciò i giocatori che hanno assimilato nei mesi scorsi. Non si riparte dell’inizio, c’è un lavoro dietro che aiuta molto e ci sono sicuramente meno cose che loro non sanno. Io e i ragazzi ci conosciamo bene, sia umanamente che professionalmente».A fine campionato c’era incertezza sul suo futuro, adesso invece ci sono un nuovo contratto e un progetto chiaro. È stato difficile lavorare da precario?
«Sia in campionato sia in queste tre settimane non ho mai avuto la sensazione che dentro la squadra regnasse un clima di incertezza. Per me è sempre stato tutto molto chiaro, forse da fuori potete aver avuto una sensazione diversa da quello che ho vissuto io, ma vi assicuro che mi sono sempre sentito bene e i ragazzi sono stati eccezionali per professionalità e predisposizione al sacrificio. Io ero in una bolla mentale con la concentrazione massima».Alla fine nella Juventus è cambiato tanto ma non l’allenatore. Stupito?
«Sono scelte della proprietà in cui non entro, io faccio il mio lavoro».Quando si parlava di Conte e Gasperini come candidati per la panchina della Juventus la squadra spingeva per la sua conferma, come ha raccontato Cambiaso qualche giorno fa: la stima del gruppo le ha fatto piacere?
«Normale che Andrea dica così, sennò lo faccio fuori... Scherzi a parte, è bello perché alla fine quello che conta sono i giocatori e il loro pensiero. Io sono esigente come allenatore, anche in un mondo in cui si sta perdendo la coerenza e si tende a non risolvere i problemi che si presentano, io resto me stesso. Non sono uno che mette la polvere sotto il tappeto. Un calciatore in una settimana tra partite, viaggi e riposo fa due-tre allenamenti in cui esce con la lingua di fuori: ecco, quello per me è il minimo indispensabile. Non puoi non farlo. Un allenatore ora è molto di più, deve riuscire a gestire tutto e cercare di essere giusto».Stagioni infinite, tante partite e altrettanta stanchezza. Sarà un Mondiale in cui bisognerà gestire le energie, ricorrendo quindi spesso al turnover?
«Io vedo un calcio in cui si gioca sempre di più ma si smette anche più tardi, perché si mangia meglio, ci sono gli allenatori privati e tante cose che aiutano ad allungare la carriera. La gestione dipende sempre da un allenatore, io posso dire che quando si sente la musichetta della Champions League non c’è più stanchezza e tutti vogliono giocare. Bisogna essere bravi ad andare sempre con la miglior squadra ma senza stancarsi troppo. Sicuramente c’è molto entusiasmo per questo Mondiale, abbiamo recuperato Gatti e Koopmeiners, oltre a Locatelli che si era fatto male in Nazionale. Adesso c’è molta competizione e più concorrenza, le partitelle sono di alto livello».Mercato: pensa ancora che in estate basteranno tre colpi per completare la rosa?
«Certo, quello che ho detto lo penso ancora. Con tre acquisti la squadra è competitiva, in più ci sarà il ritorno di un giocatore importante come Bremer, che qui negli Stati Uniti si sta allenando insieme a noi, e di Cabal. Sono contento dei miei ragazzi, la società farà il massimo. Sono sicuro che saremo più forti dell’anno scorso».